Nuoro, 21 giugno 2009
Festa europea della musica
“Frantzischinu Satta,
poeta de innidas rimas”
Innanzi tutto, grazie per
questa serata. Mi emoziona non poco immaginare il momento in cui qualcuno
o alcune persone hanno pensato e poi deciso di organizzare una serata
dedicata a mio padre.
Ringrazio Mariantonietta Piga e tutti coloro che l’hanno resa possibile.
Ringrazio tutti. Col cuore.
Mio padre…
Quando qualcuno che abbiamo teneramente amato ci lascia, tutti, credenti
o meno, veniamo a contatto con le ferite laceranti dell’anima…perché
scopriamo la sorgente del dolore vero.
La sensazione, netta, è quella di percorrere una via buia e senza
uscita.
La medicina migliore – se medicina esiste – è, col
tempo, la condivisione del dolore con le persone "giuste".
La forza terapeutica dell’abbraccio di anime, è enorme.
E, piano piano, si impara a ri - affrontare la vita pur sapendo che niente
sarà come prima.
Dopo l’addio terreno di mio padre ho provato, per un attimo, la
terribile sensazione di un secco taglio di radici. Perdendo lui, mi pareva
di perdere la mia identità.
Niente di più falso. La storia era già stata scritta e le
pagine di una vita vissuta accanto a lui parlavano – e parlano -
di una crescita costante dell’anima e della mente… che continua
anche oggi, a distanza di quasi otto anni dal suo addio terreno, attraverso
la continua rivisitazione di ciò che è stato, di ciò
che ha realizzato e, soprattutto, di ciò che ha lasciato - a piene
mani - dentro di noi.
La sua è stata realmente una vita dedicata alla poesia. Sottolineo
l’avverbio "realmente", perché il poeta era sempre
presente nel quotidiano di noi figli…anche quando non scriveva versi
sulla carta.
Ci ha insegnato, col suo esempio di vita, ad osservare il mondo da varie
angolazioni. Ci ha trasmesso il rispetto, la coerenza, l’ironia
, la capacità di vedere oltre i luoghi comuni per poi essere capaci
di fare scelte consapevoli.
Ho ripetuto con convinzione, in varie occasioni - anche quando lui era
presente -, che è stato un privilegio averlo avuto come padre.
Continuo a considerarlo un regalo. Non a tutti accade. Ma quando succede
è evidente che ci si imbatte, da subito, con quei sentimenti positivi
che rafforzano, rinvigoriscono, rendono il passo sicuro e lo sguardo terso.
Mio padre era capace di vedere la bellezza anche nel viso meno armonioso,
perché "chiunque – amava ripetere – ha qualcosa
che lo rende speciale, unico". Forse, però, conoscendolo –
come lo conoscevo - anche nei risvolti dell’anima, questo accadeva
perché, come scrisse qualcuno tempo addietro e come tende a dimostrare
la vita, "la bellezza sta veramente negli occhi di chi guarda".
Ha vissuto una vita piena, mio padre. Costellata di gioie e sofferenze
terribili.
Ma mai ha permesso che il dolore, anche il più lacerante, avesse
il sopravvento… perché sarebbe stato come arrendersi, come
sentirsi uno sconfitto. Ha lottato davvero, e vinto!, con le sue spade
di sole… diffondendo la sua poesia, regalando i suoi versi a chiunque
fosse in grado di coglierli e di accoglierli, costruendo così,
già in terra, la sua immortalità.
Se dovessi citare alcuni momenti particolarmente belli della sua vita
artistica, non avrei dubbi. Me ne vengono in mente cinque, ma sono molti
di più: quando vinse il premio di Ozieri, quando i "Raimi"
e il "Coro Ortobene" realizzarono dei cd che comprendevano tante
sue poesie, quando il sindaco Simonetta Murru gli conferì il titolo
di cittadino illustre, quando Ignazio Corrias rimise insieme una classe
di ex alunni per rendergli omaggio come uomo, insegnante e poeta, e ultimo,
ma non ultimo, il suo fare teatro con Giovanni Carroni sia a Nuoro che
in vari paesi della Sardegna. Fu, quest’ultima, un’esperienza
che lo arricchì moltissimo dal punto di vista culturale ed umano
e che gli consentì, fra l’altro, di raccontare le sue storie:
i racconti in lingua sarda che avrebbe voluto pubblicare, se il destino
non avesse deciso altrimenti.
Giovanni Carroni - come i Raimi, Alessandro Catte, Tonino Puddu, Piero
Marras (per citarne solo alcuni e mi scuso con gli altri) – ha saputo
cogliere e valorizzare ciò che altri vedono generalmente solo a
funerali fatti.
Anche per questo sono loro grata.
E se faccio riferimento a Tonino Puddu non è per caso. Sono certa
che anche lui, adesso, c’è… e ci sarà sempre,
ogni qualvolta si parlerà di poesia e di musica. La sua ultima
canzone – che lui ha voluto lasciare come suo testamento spirituale
- che armonizzò ma non potè cantare, è, in assoluto,
una delle poesie più belle che mio padre scrisse pensando all’amore.
(Mio padre la scrisse pensando al sentimento che lo univa a mia madre,
ma poiché è una poesia d’Amore, chiunque ha amato
e ama, può sentirla "sua").
E come Alessandro Catte ed il suo gruppo sono stati capaci di trasformare
in sinfonia la sua "Ispadas de sole", così Tonino e il
suo gruppo hanno reso ancora più toccanti e significativi questi
versi già bellissimi.
Sono, nonostante i tempi e nonostante tutto, un’eterna sognatrice,
ma soprattutto sono una credente …e, perciò, adesso mi piace
immaginare mio padre che – sostenuto, come sempre, dall’amore
di mia madre e dei miei fratelli Paolo e Luciano (i figli che gli sono
accanto) -, sceglie di fissare un appuntamento con Tonino Puddu in un
punto preciso dell’altra dimensione, per ri-discutere di musica,
di poesie da armonizzare e, all’occorrenza, da trasformare in dipinti,
grazie al pennello di qualcuno che l’aveva preceduto e di qualcuno
che l’ha raggiunto: Salvatore Pirisi e Tonino Ruiu, persone splendide
e suoi amici fraterni. Artisti veri, capaci di rappresentare, come pochi,
il respiro e i colori della nostra madre - terra e l’arsura di divino
che è nell’uomo.
Mi piace immaginarli tutti sereni, lontani anni luce dalle fatiche della
vita terrena.
"Se viviamo secondo la logica del bene e della giustizia –
ha scritto Vito Mancuso nel suo "Disputa su Dio e dintorni",
- io penso che compiamo il divino che è in noi, e questo, credo,
ci apre scenari d’essere inaspettati. Già in questa vita,
e ancor più dopo la morte".
Per concludere in versi, reciterò adesso una delle varie poesie
dedicate a mio padre. Poesia che scrissi oltre trent’anni addietro
e che mio padre lesse (desideravo fosse una sorpresa) solo quando il settimanale
l’Ortobene la pubblicò. Gli giunse – lo ricordo bene
- con la forza prorompente di un abbraccio sincero, tanto che scelse di
inserirla nel suo ultimo libro. Allora l’Ortobene era diretto da
don Bussu, che aveva scelto – e fu una scelta coraggiosa - di concedere
spazio ai poeti nel settimanale da lui diretto, perché –
come Tiziano Terzani – sapeva che "la poesia può accendere
nel petto un calore, forte come quello dell’Amore" ed era consapevole
del fatto che "la poesia – sempre citando Terzani - "meglio
del Valium e del Prozac può sollevar l’animo…perché
alza il punto di vista da cui guardare il mondo".
A mio padre
Se dovessi dipingerti
non farei il tuo ritratto.
Disegnerei
il tepore d’un abbraccio d’amore
il sorriso d’un saggio
le note
della più dolce e eterna sinfonia.
E vedrei te:
il tuo viso
il tuo sorriso.
Te
che desti
che hai dato e sempre dai
senza arraffare mai.
Tu non sei come gli altri.
tu sei…di più!
Sei grande:
sei poeta.
Musicista dell’anima
scultore di parole
cantore "de sentimentos limpidos d’incantu"
di sogni
di chimere
di fresche primavere
di "mill’arcos de chelu".
Tu sei di più:
sei grande.
Sei poeta! |