Bolotana.
Nel mirino la Asl, che si diffende: "Accuse ingiuste" "Assistere e accompagnare i pazienti per una degna fine della loro vita: è uno dei valori che dovrebbe guidare i medici e i loro collaboratori. Ma io per la vicenda di mio marito non li accuso, così come non me la prendo con la Asl. La mia è una constatazione che riguarda gli uomini, le istituzioni, la società". Parte così il lungo sfogo di Daniela, 38 anni, che di mestiere fa l'insegnante di sostegno. "Continuo a considerarmi tale, anche se sono passata ad altro ruolo", racconta, in una delle rare pause dell'abituale menàge lavoro-casa, in veste di infermiera personale del marito Gianni, 48 anni, agente di commercio da 34 mesi costretto a letto da una malattia terribile: la sclerosi laterale amiotrofica, che in una sua variante è tristemente conosciuta come morbo di Lou Ghering, che ha ucciso tanti ex calciatori: "In tre mesi mio marito ha perso l'uso dei quattro arti e la capacità di respirare in maniera autonoma: le sue cellule nervose muoiono in sequenza e non si rigenerano. Viene colpita la deglutizione, la capacità di respirare. È per questo che da tre anni vive attaccato a un macchinario installato in casa nostra". Una malattia incurabile e tremenda, dalla quale non c'è ritorno. Solo un progressivo sfiorire e un conseguente conto alla rovescia. "Lo viviamo come tale, anche se io e i miei familiari facciamo tutto il possibile per rendere questa situazione sopportabile. Anche se ci hanno portato via tutte le speranze". Le destinatarie della lamentela, espressa qualche giorno fa in maniera plateale durante un convegno sulla Sanità nel territorio, sono le istituzioni sanitarie: "Non possiamo essere complici di propaganda e disinformazione". Perché? Facile a dirsi secondo Daniela: "I vertici sanitari si riempiono la bocca di ospedalizzazione domiciliare e di assistenza continua, quella che nel nostro caso non esiste proprio". E giù, come un fiume in piena, esempi concreti: "Non manca l'assistenza infermieristica. Anzi, la ritengo persino esagerata, visto che a misurare la pressione e a fare iniezioni abbiamo imparato da tempo anche noi. Ci manca, invece, un'assistenza psicologica. Qualcosa che ci faccia considerare mio marito non solo il paziente X, destinato a morire in brevissimo tempo, ma un uomo. Con i suoi sentimenti e le sue speranze.
E
invece alcuni medici preferiscono dare le loro terapie al telefono mentre
altri, responsabili del servizio di Neurologia, sono due anni che non
si fanno vedere". Accuse gravi, dettate anche da piccole trascuratezze:
"Fino a quando ha potuto muovere il capo, ha usato il computer con
un emulatore del mouse collocato sulla fronte. Ma
i medici preposti non sapevano nemmeno dell'esistenza di un'innovazione
tecnologica del genere". Fino al rimpianto più bruciante:
"Quindici mesi fa c'è stata la possibilità di farlo
visitare da una ricercatrice dell'Università di Torino che, per
conto del Ministero, studia questa malattia. C'era anche la possibilità
di sottoporlo a un trapianto di cellule staminali. Ma da Nuoro non hanno
mai risposto alla mia domanda, nonostante mi fossi detta disponibile a
sostenere tutte le spese necessarie". Anthony Muroni Chiedo
ancora ospitalità in questo giornale per alcune doverose precisazioni
riguardanti l'articolo apparso sabato 8 maggio c.m., relativamente alle
affermazioni fatte dal responsabile del servizio di Neurologia. Daniela Careddu Bolotana, 10 maggio 2004 |
Abbiamo dato risalto all'articolo dell'Unione Sarda di sabato 8 maggio, rigurdante la drammatica sorte che stanno vivendo Gianni Porcu e Daniela Careddu. Dramma che ha coinvolto umanamente tutta la comunità bolotanese. Con la speranza che il tutto serva per chiarire eventuali incomprensioni o manchevolezze, ritieniamo dare giusto spazio alla risposta di Daniela- Eventuali altre comunicazioni o repliche devono pervenire a: redazione@luigiladu.it |