L'Opinione |
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di
Rosaria Mennillo |
DEBOLI COSCIENZE Il grande protagonista della rivoluzione culturale che ci investe e’ il sistema mediatico: televisione, videogiochi e programmi televisivi ad alto contenuto di violenza, stimolano i giovani all’aggressivita’ e nello stesso tempo mettono in crisi i valori morali che dovrebbero, invece, svilupparsi proprio nell’infanzia e nell’adolescenza. Non avendo infatti altri modelli autorevoli, (il tutto aggravato anche da situazioni di instabilita’ socio-familiare), i giovani di oggi scelgono modelli di “cattivo” e di “criminale”, che appaiono ai loro occhi come modelli da imitare, forti, potenti, malvagi, quindi in grado di sconfiggere qualsiasi loro timore. Assistiamo ogni giorno a gravi episodi di violenza, che trasformano ragazzi (anche di buona famiglia) prima in bulletti e poi in giovani assassini. Il “bullismo” e’ un fenomeno molto diffuso tra gli adolescenti, che, vittime di meccanismi perversi, sono portati a ricercare la propria sicurezza in modelli sbagliati, che degenerano in episodi cruenti e che continuamente riempiono le pagine dei giornali. A noi adulti, questa gioventu’ che e’ attratta dall’abisso del crimine e dalla follia, veramente sconcerta. Assistiamo a ventenni accusati dell’atroce omicidio di una loro coetanea, Meredith, altri adolescenti che filmano con il proprio cellulare il cadavere di Sara, una sedicenne travolta da una corriera, e poi scaricano l’orrore in rete. Ora, diciamo la verita’, siamo stati anche noi adulti che abbiamo permesso che questi ragazzi si "abbuffassero" di film-inferni e di videogiochi di squartamenti, magari mandandoli a casa del compagno di scuola od al cinema da soli. Oggi per loro il sangue e’ la legge del branco, che si nutre di violenza e di autolesionismo, oltre alla mortificazione del corpo. La mancanza di idee e di ideali rappresenta il vuoto di passioni, che inevitabilmente li conduce al gorgo nero della rete, una sorta di limbo maledetto, ma per loro irreale, perche’ si sentono soltanto spettatori od attori virtuali. Guardando indietro nel tempo, rievoco il pensiero di Hobbes, il quale sosteneva che l’uomo ha in se’ una natura aggressiva, quindi il suo istinto animale prevale sulla ragione. Rousseau, invece, spiegava che il processo tecnologico va di pari passo con il regresso dell’uomo. Questo pensiero trova ampio spazio nella realta’ odierna, infatti mi chiedo: perche’ proprio nel momento in cui il processo tecnologico ha raggiunto un grado cosi’ elevato, l’uomo non adempie ai suoi valori civili e razionali? Io credo che l’unica salvezza sia proprio quella di aiutare questi nostri disperati giovani ad entrare nella vita reale, accompagnarli , stare loro vicino teneramente, in quest’impresa cosi’ assurda che e’ per loro diventare esseri unani. Per concludere, debbo arguire che falsi miti hanno preso il sopravvento sulle deboli coscienze di questi ragazzi, privati del passato, delusi dal presente e spaventati dal futuro. 19-01-2008 |