Ho letto quanto
scritto nel nuovo spazio del sito, “L’Opinione”,
posso anch’io dire la mia?
Noi ...“grandi”,
diciamo, non siamo contenti di come va il mondo, oggi. E chi potrebbe
essere contento? È indubbio che la società attraversi una
crisi profonda e tutti osserviamo, a volte con orrore, quanto intorno
a noi succede.
Sono stati citati i casi della signora rapita, uccisa e fatta a pezzi
dal falegname italiano e il caso dei ragazzi di Perugia, e si potrebbe
stilare un macabro lungo elenco, oppure ascoltare ciò che i telegiornali
tutti i giorni ci propinano per capire che le cose non vanno nel verso
giusto. Si potrà obbiettare che nel mondo queste cose ci sono sempre
state ed in parte è anche vero. Molti dicono: queste cose avvenivano,
ma nessuno ne veniva a conoscenza in quanto non vi erano i mezzi di comunicazione
di cui oggi noi disponiamo ed in parte anche questo è vero. Pochi,
però, si pongono il problema del perché queste cose avvengano
e con così tanta frequenza. Non è semplice dare una risposta
a questo problema in quanto esso è complesso e, secondo me, viene
da lontano.
Intanto noi “grandi” dobbiamo farci un bell’esame di
coscienza. Cosa abbiamo dato ai nostri figli? Cosa ha dato la scuola?,
la Chiesa, la politica? I mezzi di comunicazione di massa?
È facile dare la colpa ai ragazzi. Perché quel bravo ragazzo,
da tutti stimato, ora si droga?! Forse noi siamo stati più fortunati
perché la droga non c’era. L’unica droga era lo studio
a memoria dei paradigmi dei verbi latini, le poesie, la tabella pitagorica,
le favole di Fedro e via discorrendo.
Poi sono arrivati i sapientoni: studiare a memoria non serve, il latino
non serve, per la tabellina ci sono le calcolatrici etc. etc. E poi i
ragazzi non vanno puniti, non vanno ripresi, vanno promossi anche se ...proprio
non hanno portato a termine gli studi con il giusto profitto (ai miei
tempi si diceva anche se è un somaro).
Io credo che la colpa di tutto questo sfascio sia prima di tutto di noi
“grandi” che non abbiamo saputo educare (e ducere, condurre)
i nostri figli, e di quelle strutture che ho citato prima.
Quale esempio abbiamo dato loro? Quale esempio stiamo dando tutti i giorni?
Forse che alla televisione si parla di bravi ragazzi, di ragazzi che si
distinguono per il loro comportamento esemplare? O dei ragazzi bravi e
studiosi promossi col massimo dei voti? E no, si parla di bulli, di fasulli,
di you tube, di telefonini e di messaggini.
Un rimedio a questo sfascio si può trovare? Certo che sì.
Bisognerebbe incominciare dalla famiglia, credo, ma contemporaneamente
ci vorrebbe il sostegno delle strutture scolastiche alle quali la politica
dovrebbe dare “linee guida” certe e pretendere il rispetto
da parte di tutti a cominciare dai docenti che oggi vivono un grande travaglio
in questa situazione di incertezza.
Il docente oltre a pretendere il rispetto deve pretendere anche che il
discepolo non vada a scuola solo per scaldare il banco come si suole dire.
In buona sostanza una società per funzionare ha bisogno che ai
suoi componenti tutti sia chiesto di osservare i doveri, ma che abbia
anche la certezza dei suoi diritti.
Viviamo tutti nell’incertezza, perché qui da noi, manca la
certezza del Diritto. La televisione, tutti i giorni, ci porta a conoscenza
di fatti gravissimi e gli autori dei quali spesso girano indisturbati
per le nostre strade. Mio padre, uomo mite e saggio, mi diceva sempre:
ricordati che tutto ciò che succede vicino a te o anche lontano
da te non avviene mai per caso, c’è sempre qualcosa che quel
fatto lo ha causato. In sa vida tua circa de cumprendiri su puita!
Cerca sempre di capire il perché delle cose che avvengono
intorno a te. Nulla fit casu, dicevano i romani. Interroghiamoci
allora per capire ciò che intorno a noi succede e sforziamoci di
agire di conseguenza.
30-01-2008 |