Enzo
Biagi e i colpevoli silenzi
22 aprile 2007: Enzo
Biagi ci saluta dagli schermi televisivi.
Ricordo d’aver atteso il ritorno di Enzo Biagi con l’emozione
adolescenziale che si prova al primo appuntamento.
Dopo cinque anni di silenzio imposto, Biagi entrava nuovamente –
ospite graditissimo e atteso - nella “mia casa”.
Avevo riflettuto molto sul suo allontanamento, che era stato un pugno
in faccia alla democrazia …perché quando si tenta di far
tacere l’informazione – quella vera - è, innanzi tutto,
la democrazia ad essere messa all’angolo.
Sentivo che, in qualche modo, anche io ero stata derubata. E ne soffrivo
moltissimo.
Considerati, infatti, l’età di Biagi e il fatto che nessuno
di noi è fisicamente immortale, mal sopportavo che mi venissero
sottratti i pensieri, le riflessioni di un uomo straordinario che, anche
perché giunto all’autunno della vita, meglio e più
di altri poteva continuare a dare un senso (per quanto tempo ancora?)
alla speranza in un mondo migliore, con l’invito – sempre
presente - ad osservare i fatti senza pregiudizi e/o paraocchi.
All’angolo, perciò, ero stata relegata anch’io. Violentemente.
E, con me, tutti coloro che avevano imparato a vedere oltre i lustrini
e il chiasso assordante dei tromboni.
L’assenza, in tivù, di una trasmissione come “Il fatto”
aveva contribuito a rafforzare il nulla. Quel nulla che, sapientemente
e quotidianamente distribuito, impedisce i voli del pensiero e tende a
far sì che nessuno si interroghi più sul presente e sul
futuro del mondo.
Dopo
i cinque anni di allontanamento, ho ritrovato un Enzo Biagi sempre combattivo,
sempre coerente, sempre meravigliosamente deciso a fare e dare informazione
vera.
Ma ho incontrato anche un Enzo Biagi invecchiato fisicamente… non
di cinque ma di dieci, quindici anni.
Per averne una conferma basta fare un salto su internet e cercare su yootube
i video dell’ultima puntata de “Il fatto” e della prima
di “RT”.
I segni della violenza subita ci sono tutti. Evidentissimi.
E’ doveroso, oggi, porsi una domanda semplice semplice:
“Di chi, la responsabilità?”.
La responsabilità non è stata, a mio parere, di colui che
parlò di “uso criminoso della televisione di Stato”.
Il mondo è bello – ci ricorda qualcuno – anche perché
è vario… ed hanno diritto di cittadinanza tutti, anche coloro
che sono distanti anni-luce dal nostro modo di interpretare e vivere il
quotidiano e di progettare il futuro.
La responsabilità va cercata in coloro che si impegnarono (mi pare
di vederli…) per eseguire – da buoni sudditi - un ordine-desiderio.
Non solo. I VERI responsabili furono - e sono - coloro che avrebbero dovuto
parlare, o meglio, urlare la propria indignazione in difesa di un diritto
che veniva calpestato – quello dell’Informazione – e
che, invece, hanno preferito tacere o limitarsi a qualche mormorio.
Si può morire dentro NON per il calcio al cuore sferrato da un
avversario ma per l’indifferenza, lo scarso impegno, il distrarsi
di coloro che pensavamo percorressero il nostro stesso sentiero.
L’altro ieri nella trasmissione di Santoro “Anno zero”,
il cardinal Tonini ha esordito con una dichiarazione-riflessione che non
lascia spazio a divagazioni: “Enzo Biagi è stato ucciso”.
Affermazione forte, certo. Ma necessaria – visti i tempi - per scuotere
le coscienze in letargo, per restituire significato alla dignità
e forza alla speranza. Per ridisegnare il mondo.
L’altro ieri, su Internet, ho lasciato anch’io il mio saluto
ad Enzo Biagi.
Ho scelto di deporre alcuni fiori- versi che scrissi dopo il volo terreno
di mio padre. Versi che “regalai” anche a Tiziano Terzani
quando abbandonò il suo corpo. E’ l’unico modo che
conosco – e quello che preferisco - per dire, a persone che ho molto
amato ed apprezzato, che…
“il
pensiero
inzuppato di buono
danza parole chiare
ossigenando il cuore.
Ancora e ancora…GRAZIE!”
11-11-2007
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