«Una voce bella, fresca e naturale». Accompagnata da
questo giudizio firmato Piero Marras, esce l’ultima fatica discografica di
Maria Giovanna Cherchi: Unu frore che a tie si intitola il cd
presentato ieri al Man. Otto canzoni in tutto, con testi curati da Paolo
Pillonca e Piero Marras, musiche e arrangiamenti dello stesso Marras. «Un
lavoro con molte competenze, musicali e tecniche», che contiene brani
inediti e altri già noti al grande pubblico.
Si parte con il pezzo che dà il titolo al disco, Unu frore che a tie,
scritto proprio da Marras, e divenuto famoso per essere la sigla di
“Sardegna Canta”, e si prosegue con Maria ‘e su sole, dove la
mitica mamma malefica dell’immaginario fanciullesco rivive grazie a melodie
frutto di arrangiamenti che strizzano l’occhio a contaminazioni eccellenti:
«In questo caso il tango», chiarisce lo stesso Marras, «ma le sonorità sono
eterogenee». Seguono alcuni brani già consacrati nel panorama musicale
sardo, ma che è interessante riascoltare interpretati da questa voce
femminile: Ardia («Una canzone importante», sottolinea Marras,
«anche per ciò che quella festa rappresenta; non a caso è diventata la
colonna sonora di tutti i sedilesi») e Domos de Pedra. Fra le due,
Amore, «un brano ambizioso, magistralmente cantato», che riprende
il testo del famoso componimento poetico di Peppino Mereu, poeta di Tonara.
Si aggiungono poi Mama, un successo targato anni Ottanta degli Ice,
il primo gruppo sardo a esibirsi in limba alla kermesse di Sanremo (Paolo
Zannin e Uccio Soro, che di quel complesso facevano parte, sono fra i
musicisti che suonano in questo disco) e Sardos, cioè la versione
tutta sarda di un pezzo di qualche anno fa, inno dei Sardi in tutto il
mondo.
Il disco si chiude con un classico, il canto antifeudatario Procurade ‘e
moderare scritto oltre due secoli fa da Francesco Ignazio Mannu e ora
eseguito in duetto assieme a Marras. Siamo di fronte a una voce emergente,
«un’artista che esprime i suoni e le parole di una terra, che interpreta al
femminile il sentimento di un popolo, assecondando quella matrialinearità
che è tipica della nostra cultura», commenta Paolo Pillonca. La musica
etnica isolana si arricchisce dell’opera della maturità di questa giovane
artista di Bolotana. Figlia d’arte (il babbo, Pietrino Cherchi, era il
vocalist dei Greff, gruppo che negli anni Sessanta spopolava in Sardegna),
«ho iniziato a cantare a sei anni, pezzi classici, poi il lavoro d’esordio
Ammentos, dove interpretavo i versi di poeti bolotanesi», e ora la
consacrazione assieme ai grandi nomi, con un tour di oltre cinquanta date
che porterà quest’artista mediterranea a esibirsi in tutta la Sardegna.
Gianni Belloi
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