Porto
Cervo. La formula che ha scelto Maria Giovanna Cherchi per inacantare
il pubblico della piazzetta più chic della Sardegna è
di una semplicità unica: una dose di sana tradizione isolana,
un amore sincero per la Sardegna e una voce calda, capace di ipnotizzare.
Ed è così che la venticinquenne solista sarda ha conquistato
con il concerto di mercoledì scorso, una platea difficile come
quella della costa. Ad applaudire la cantante di Bolotana anche un
entusiasta Roberto Cavalli. "Non mi aspettavo un'accoglienza
così calda- ha dichiarato dopo il concerto la giovane cantante-;
è stato emozionante sentire il pubblico canatre con me la trallallera".
La voce di Maria Giovanna vibra nell'aria calda con forza mista e
grazia.
Nelle sue canzoni c'è il canto antico della terra sarda, l'orgogliosa
appartenenza all'isola e alle sue tradizioni.
L'elegante piazzetta è già piena quando la musica parte.
Sono le 22,30 e Maria Giovanna è un pò intimorita. Alle
sue spalle Paolo Poddighe alla tastiera, Gianni Cadau al basso, Alessandro
Canu alla batteria e Tore Nieddu alla chitarra. "E' risaputo
che sia difficile propporre un concerto a Porto Cervo. Ma dalla prima
canzone le persone hanno applaudito e la paura è passata".
Due ore di musica. Maria Giovanna è disarmante nella sua fragilità:
incanta il suo modo di gestire la scena, le mani che si alzano verso
il cielo, i lunghi capelli ebano la proteggono, gli occho nero e profondi
le mettono il cuore a nudo. Fiera nei balli cantati e nelle filastrocche
popolari, ironica nel "trallallera", passionale nelle memorie,
coinvolgente in "Nannaddu meu", straziante nell'"Ave
Maria".
Alla fine del concerto una giornalista del New York Times le si avvicina.
Vuole scrivere un pezzo su di lei al rientro delle vacanze in Costa.
Sorride la cantante sarda, imbarazzo misto e soddisfazione: la "sua"
Sardegna forse va alla conquista dell'America.
Serena
Lullia
|