Chèvia Asciutta,
ZOLLA Asciutta/gli occhi/a guardare il cielo/in quella forma tonda/dove il vomere/ha segnato crudele,/di mani antiche,/il tratto deciso/e in ogni ferita o graffio/racchiudono, prigionieri,/la sofferenza patita/e il sudore./Sul ciglio/d’un solco ingannatore/hai aspettato invano/l’acqua/da un’aria senza nuvole,/da una promessa tempesta/che non arriva. /Tagliuzzato, il cuore,/ai tuoi fianchi cede/un lato/ dopo che il vento, sordo,/a quelle piaghe procura/ altro irresistibile dolore. /Corre un lamento/che non conosce confini/per fermarsi,/uno strazio per me/ che, in silenzio ascolto…/Zolla lasciata sola/zolla seccata e morta/dove indoravano/le mille spighe d’oro/e i verdi trifogli/seminati a dipingere la piana./Del tuo dolce frutto/nemmeno il ricordo più esile/sopravvive/e tu… guardi il cielo/aspettando/una promessa tempesta/che più non arriva/al tuo tempo ormai dissolto. |