L’ultima
gjanna
Lachetila falà
l’ultima gjanna Lachetila la gjanna
meza chjusa Lachetila falà
la gjanna mea Lachetila falà,
ma no chjuditi
L’ultima porta Socchiudetela l’ultima porta/che il tempo è alla fine del filare/così che proceda con la gista condanna/per i peccati di una intera vita/e se è il pianto a sollevare l’animo/sarà un vespro triste di una grande festa./Socchiudetela l’ultima porta/perché sono secche le foglie di vite nella vigna/nella mia finestra tutto si appanna/e mi accarezza quel venticello pungente/una stagione inaffidabile/ l’autunno, amabile, ma traditore./Lasciate quella porta mezza chiusa/affinchè possa darmi forza qualche luce/tanto da non sentirmi come cosa messa da parte/come Cristo preso e messo in croce/abbandonato senza suoni o voci/voglio sentire da fuori qualche risata./Lasciatela socchiusa la mia porta/questo vi chiedo e ve ne sono grato/coinvolto nelle mie pastoie/voglio finire così il mio castigo/non sia il buio ad essermi nemico,/ma sia la luce Dea sempre presente./Lasiatela socchiusa, ma non chiudete/di quello che è stato mi concede un assaggio/e mi ricorda dei giorni passati/ così mi dà sollievo e mi incoraggia/prima di partire per il viaggio/verso il mio inverno, verso i giorni freddi. Gianfranco Garrucciu |