M’ispanto
galu
chei sa primma orta,
sas manos meas
ch’istringhen sas tuas,
vint’annos impare,
son versos dilicados
de una durche poesia.
M’ispantu galu
chei sa primma orta,
cando su sera,
istracca
ma cuntenta,
ti che drommis gai,
chin su ris’in laras.
M’ispanto galu
chei sa primma orta,
ca prus de tando
commo ti chertzo,
pagas paraulas,
s’amore chena fine
in cussos ogros letzo.
Mi stupisco ancora
Mi stupisco ancora,
come la prima volta,
le mie mani
che stringono le tue,
vent’anni insieme,
sono versi delicati
di una dolce poesia.
Mi stupisco ancora,
come la prima volta,
quando la sera,
stanca
ma contenta,
ti addormenti così,
con il sorriso tra le labbra.
Mi stupisco ancora,
come la prima volta,
perché più di allora
adesso ti voglio,
poche parole,
l’amore senza fine
in quegli occhi leggo.
Menzione Speciale al Concorso Letterario “Noi e gli Altri”
2017 - CIF Sestu
Motivazione
L’immagine di una vita insieme gioca con delicatezza sulla similitudine
tra un’esistenza fatta di cose semplici e la poesia. L’autore,
con ammirevole leggerezza, riesce a restituire in versi una vita quotidiana
fatta di piccoli gesti: è la visione delle mani che dopo vent’anni
non smettono di stringersi, quella del sorriso dell’amata e
l’immagine dei suoi occhi ancora colmi di sentimento amoroso.
Non meno importante è il ritmo del componimento poetico, interamente
costruito sul ritorno del verso “M’ispanto galu / chei
sa primma orta”. Infine, ma non per questo meno degna di nota,
la lingua sarda, dallo stile particolarmente ricercato, merita un’annotazione
positiva.
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