Mio nonno paterno
discorreva in Rima con una sua coetanea e, quando si incontravano
per strada “une isterriada e sateru cumpria sa rima, tessiana,
teniana a maglia, froriana. Rimane in me un profondo ricordo di questo
uomo, che mi spaventava dicendomi “chi un su palatitu bi fidi
sa Dentuda” e poi mi dava le cinque lire (chimbe francos) per
giocare a “Sa Ballina”. Il mio pensiero corre nei ricordi,
scorgo uomini semplici che tramandavano un sapere antico semplicemente
raccontandoti una “paristoria”, racconti e poesie che
mi fanno fantasticare anche oggi. Questi resti della mia fantasia
da ragazzo invecchiato, e forse presuntuoso, mi hanno permesso di
sostituirmi ad un uccello e, di getto, cercare di immaginare descrivere
quanto di bello possa essere distrutto dal fuoco. PUZZONES Olaia olaia in son bentos Puzzone ti ses calende... Sighende su entu bassu
Uddidas nues chena abba Giuanne Chessa dae “Pizzinnos” |