"… e tu lavorerai la terra…"

Fa caldo su quel monte!
Il sole picchia a strapiombo
e brucia e ingiallisce,
l'erba ormai stanca
d'una vita finita.
Ma il vecchio ostinato
continua quel duro lavoro.
Sistema i tralci del vino futuro,
sputando i polmoni sui sassi
scoscesi e taglia
quei rami d'ulivo
che secchi, ruban
l'acqua alla pianta,
ma non sa gettare
la falce e tagliare
col vecchio strozzino
che fa da padrone.
Ha paura di perdere il campo,
le zolle inzuppate di aspro
sudore e di sangue.
Per questo piega la testa
e striscia per terra.
Povero vecchio ostinato
mai terra t'appartenne di più.

Aran (Praia a Mare 1970)  

Questa poesia, č stata inviata da Luciano Canfora, Responsabile della rivista "Il Notiziario", mensile di attualitā del C.C.R.S. Circolo Culturale Palazzo di Giustizia di Roma. La stessa poesia č pubblicata all'interno della rivista nella sezione: "L'Angolo della Poesia".

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