Il vecchio e il nuraghe
di Antonio Maria Masia

guardavo pensoso
le grandi pietre
che piccole mani pazienti
posero
per carpire il mistero.

il vecchio
vestito di nero
curvo nel sole
occhi fìssi al nuraghe
mi disse:

è muto l'antico gigante
l'han ferito nel cuore
e solo vuole morire

padre, chi ha ferito il tuo cuore?
s'alzò verso il cielo di fiamma
un coro di voci di pena
e stillarono sangue le pietre
rotolando nel vento

non una parola!

vennero dal mare,
erano in tanti e di ferro vestiti
guerrieri crudeli rapaci.

mi disse
il vecchio curvo nel sole

e i figli non furon capaci
a unirsi e lottare
restaron divisi e si resero schiavi.
lascia che dorma
una pena profonda
stringeva il mio petto
un rimpianto accorato
di speranze perdute.

il vecchio vestito di nero
mi prese per mano:

ora guarda le stelle

mi disse

quel sogno è svanito
nella notte dei tempi.

nei suoi occhi di pietra
vidi nuovi orizzonti
e confini lontani

ancora uno sguardo
al muto dolore.

non darti più pena

grida il vecchio
confuso nei raggi

per farlo dormire
non serve sognare
basta solo che l'ami
ripetilo ai fratelli
che invano si azzannano

un lampo di luce
mi invade la mente
il vecchio svaniva
nel fuoco del cielo

rividi il passato
ma senza rimpianto
e al padre dolente
rivolsi
l'attesa promessa di pace
da tutti i suoi figli

ora i teneri sassi
sereni riposano
tra le braccia del vento