Sa Fraigada
di Mons. Pietro Meloni

Sveglia ragazzi,
andiamo a Sa Fraigada !

Voliamo da Sassari a Nughedu
e a “Fiorentini” silvestre vivaio
imbocchiamo la stretta mulattiera
che sale tortuosa verso il monte
fiancheggiata da un filare di abeti
e all’ombra del verde da un cespuglio
sbuca a un tratto la lepre saltellante …
Tre o quattro curve e siamo a “Labiolaiu”
la “fons salutis” di acqua freschissima
ristoro della sete e dello spirito.

Valichiamo il cancello e percorriamo
tra i riflessi d’argento dei pioppi
il viale dedicato a Don Carboni
e dinanzi al casale messo a nuovo
appare la visione verdeggiante
dei maestosi castagni che in autunno
veston di ricci e spine le castagne.
Seduti sui gradini della casa
ammiriamo le morbide chiome
ondeggianti al sibilo del vento
che sembrano abbracciarci con amore.

Il castagneto sembra un gran teatro
le sue quinte sono gli alti fusti
il palco è il tappeto delle felci
che fanno da corona alla fontana.
La dolce acqua è per noi un santuario
come la chiesa di Frate Francesco
cui fondamenta son pietre di Assisi
portate fino a qui da Don Leonardo
il grande amante di questa montagna.

Laudato sii, mi’ Signore …

La “perfetta letizia” si sentiva
quando quassù salivano i ragazzi
ad abitare in tenda nel campeggio:
li vedevi in preghiera alla cappella
e in giochi e canti fino a tarda notte
con le chitarre e le ugole d’oro
dinanzi alla fantastica bisboccia.

Le rocce li attendevano al mattino
per mostrar loro i vasti panorami
di Bultei, di Anela, Bono e Burgos
dell’Ortobene fino al Gennargentu
della Valle del Tirso fino al mare.
E tornando alle tende attraversavano
i laghetti montani ed i rigagnoli
le boscaglie di lecci e di agrifogli
profumate di cisti e di lentischi
fino a “Monte Paidorzu” e alla vedetta
tra le rade capanne dei pastori.

Aggrappate ai tronchi le formiche
eran pronte a cacciar nocivi insetti
e tra i ginepri attorcigliati a terra
serpeggiavan le bisce e le lucertole.
Più d’una volta assediava il campo
la fiamma ardente e il fumo degli incendi
che al vento furioso galoppavano
soffocando il respiro alle persone
devastando le macchie ed i boschetti.

Con un po’ di fortuna a fine estate
avvistavi nel bosco anche i porcini
e andavi col cestino alla raccolta
scansando i famelici cinghiali.
La passeggiata al fresco verso sera
attraverso la fila delle querce
dei pini giganteschi e di alti cedri
ti conduceva ai tassi di “Su Tassu”
ed alla fonte d’acqua cristallina.

Il fischietto chiamava al desinare
alle scenette ed alla buonanotte
all’ultima preghiera della sera
poi dalle tende ascoltavi un concerto
di grilli, di assioli e di cicale.

Il campeggio finiva troppo presto
e all’ora dell’addio stanchi e contenti
tutti si salutavano cantando
e tornati al tram-tram della città
sognavan di tornare a Sa Fraigada.