La
civiltà nuragica
Con
il Bronzo Medio inizia in Sardegna la civiltà nuragica, testimoniata
già da questa fase da monumenti megalitici di carattere civile
e funerario. Le ceramiche più antiche mostrano strette affinità
con quelle precedenti ma ben presto si introducono forme nuove tra
le quali spicca la caratteristica olla con orlo a tesa interna sobriamente
decorata nella parte superiore con semplici motivi, impressi, incisi
o in rilevo, disposti spesso in schemi metopali. Caratterizzano,
inoltre, questa fase i grandi tegami e le olle globulari con breve
colletto.
Nell'ambito della metallurgia, che vedrà, peraltro, il suo
massimo fiorire nella successiva età del Bronzo Tardo, e
documentata la diffusione delle asce a margini rialzati. Conosciute
in diversi contesti isolani sono state ritrovate talvolta in ripostigli,
conservate cioè, anche con altri oggetti, come riserva del
metallurgo per la vendita o per la rifusione.
Le età del Bronzo Recente e Finale sono le più significative
per la civiltà nuragica, segnate da un lato dal fiorire di
numerosissime strutture architettoniche (nuraghi, villaggi, tombe
di giganti, templi a pozzo) dall'altro dal raffinarsi della produzione
ceramica e dall'ampio sviluppo della metallurgia.
La produzione ceramica si caratterizza per la presenza di vasi,
spesso a pasta grigia, di varie forme tra le quali predominano le
olle ad orlo ingrossato, i vasi a collo con due o quattro anse,
anche in versione miniaturistica, i grandi vasi ovoidi con anse
a gomito rovescio, i tegami con fondo decorato a pettine.
Nella fase finale compaiono le prime brocche askoidi, talvolta ornate
da semplici motivi decorativi.
Il ritrovamento in contesti nuragici di frammenti di importazione
micenea indica l'arrivo in Sardegna di mercanti egei attirati nell
'lsola dalle sue notevoli risorse minerarie.
Significativa la presenza in molti contesti isolani di utensili
e armi in bronzo, nonchè di riserve di rame, tesaurizzato
in lingotti, spesso conservati all'interno di recipienti d'argilla.
Dal materiale recuperato nella seconda metà dell'800 si intuisce
la grande importanza che il villaggio-santuario di Abini, in territorio
di Teti, dovette avere in epoca nuragica, costituendo uno dei più
grandi centri religiosi.
Tra i reperti spiccano una serie di pugnaletti a lama triangolare
che conservano spesso i chiodetti destinati in origine a fissare
l'immanicatura in osso o in legno, ornati talvolta da raffinate
deco razioni geometriche. Accanto a questi si conservano pugnali
a manico fuso, numerosi spilloni usati originariamente come armi
o come aghi crinali e altri oggetti d'uso comune, quali accette
a margini rialzati.
Ma sono soprattutto i bronzetti che caratterizzano la ricca raccolta.
Tra le numerose figurine di offerenti, oranti, arcieri saettanti,
guerrieri con stocco e scudo spicca l'immagine di due soldati raffigurati
in coppia sulla stessa base. Ad un mondo religioso del quale non
riusciamo a cogliere del tutto i valori riportano le diverse raffigurazioni
di esseri demoniaci o guerrieri eroizzati caratterizzati dal moltiplicarsi
del numero degli occhi, delle braccia, degli scudi.
Numerose le spade votive sormontate, talvolta, da protomi cervine.
In un esemplare tra le protomi si erge anche una figurina di arciere.
Certamente tra i reperti della civiltà nuragica dell' età
del Ferro in generale e della piccola plastica in bronzo, in particolare,
spiccano le navicelle votive. Gli esemplari del museo di Cagliari
documentano sia il tipo "lungo" sia quello "corto"
tondeggiante. Tutte mostrano la prua ornata da una testa di toro
o di cervo (più raramente di ariete o muflone). Per il resto
si va da esempi di assoluta semplicità ma di linea elegantissima
a modelli nei quali la dovizia di particolari e di aggiunte figurative,
in uno stile quasi baroccheggiante, indica una notevole perizia
degli artigiani nuragici ma anche forse tempi più recenti.
Negli
esemplari più elaborati sugli orli, sui parapetti e sugli
al beri sono spesso rappresentate figure di volatili o di altri
animali.
Le navicelle, per le quali dobbiamo immaginare una funzione pratica
come lampade utilizzate in particolare nei grandi santuari, costituiscono
certamente elementi attendibili e significativi dell'esistenza di
una marineria nuragica molto sviluppata che dovette consentire ai
sardi un ruolo importante nei traffici dell'epoca.
La ceramica nuragica dell' età del Ferro si caratterizza
per una grande varietà di forme, spesso arricchite da eleganti
motivi decorativi. Le forme vascolari più documentate sono
quelle del vaso globoide e ovoide a colletto, delle tazze, spesso
carenate, degli orcioli con grande ansa, degli scodelloni biansati.
Numerose e caratteristiche sono le brocche a becco, i vasi piriformi
con falso colatoio, documentati peraltro nella sola Sardegna meridionale,
le lucerne piriformi.
La decorazione, quando presente, e sempre di tipo geometrico con
motivi impressi o incisi, di cerchielli concentrici, rametti schematici,
zigzag, semplici linee e grossi punti.
Sono di questo periodo i numerosi esemplari di modellini di nuraghe
in pietra, argilla e bronzo che costituiscono un importante documento
per la ricostruzione globale di questo significativo monumento.
Nella seconda fase dell' età del Ferro sulle forme e sulla
decorazione delle ceramiche nuragiche si nota l'influsso della coeva
produzione non indigena, soprattutto fenicia e greca. Compaiono
così nelle ceramiche d'impasto forme nuove come la brocca
ad orlo lobato e la fiasca da pellegrino e motivi decorativi dipinti.