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Presentati a Pavia gli ultimi due romanzi di Ottavio Olita:
“Il futuro sospeso” e “Il faro degli inganni”
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A Pavia, nel pomeriggio
del 27 ottobre 2012, per iniziativa del Circolo culturale “Logudoro”,
presieduto da Gesuino Piga, sono state presentate le due ultime opere
di narrativa del noto scrittore e giornalista di RAI Sardegna Ottavio
Olita.
Il romanzo “Il futuro sospeso” (Edizioni Cuec di Cagliari,
2009) è autobiografico: il protagonista, quando scopre di essere
affetto da un tumore, vede davanti a sé la buia prospettiva di
un “futuro sospeso” (di qui la ragione del titolo). La sua
vita si blocca; il lavoro viene lasciato da parte; si interrompe l’interesse
per i contatti con le persone. L’inaspettata via crucis del malato
nei diversi ambulatori, l’angoscia dell’attesa dei risultati
delle analisi, il difficile adattamento ai pur indispensabili giorni di
ricovero sono tutte esperienze drammatiche che obbligano il protagonista
– alter ego dell’autore – a riflettere sul suo nuovo
status, caratterizzato da un fisico che ha un male che si cerca di esorcizzare
anche con le parole (il crudele “cancro” viene nominato “ospite”)
e da una psiche a pezzi.
Il libro racconta come, oltre le adeguate terapie, gli affetti protettivi
delle persone amate aiutino il protagonista a riassaporare di nuovo le
piccole/grandi gioie della vita. Quando, consolidata la sua ripresa fisica
e psicologica, l’autore si dispone a concludere il libro (scrivere
il diario del suo “calvario” lo ha aiutato a reagire alla
malattia) non può non riagganciarsi al suo precedente “vissuto”
di giornalista impegnato nel sociale. E quindi non dimentica di avere
avuto dopotutto una vicenda da “privilegiato” in rapporto
ai tanti meno fortunati compagni di sventura incontrati negli ospedali;
non rinuncia a invitare la classe medica a porsi il problema di come comunicare
col malato (sottolineando la necessità di non nascondergli la verità
ma anche l’obbligo di predisporre misure di supporto psicologico
che gli evitino l’immediata caduta nella disperazione).
Oltre questi aspetti di natura “universale”, nel romanzo “Il
futuro sospeso”, l’autore propone dei quadri che non possono
non interessare gli emigrati sardi nell’Italia continentale e in
particolare in Lombardia: a questo scopo usa lo stratagemma narrativo
di riferire di un’inchiesta svolta da un suo collega tra i personaggi
(alcuni facilmente riconoscibili anche se camuffati sotto diverso nome)
dei circoli che raggruppano i sardi emigrati in terra lombarda.
A Pavia Olita ha dichiarato che la conoscenza della vita sociale delle
associazioni dei sardi in Lombardia è stata per lui molto istruttiva
sul piano umano e personale. Gli ha fatto capire che chi vive fuori della
Sardegna si interessa dei problemi dell’isola più di chi
vi risiede. Ha elogiato le iniziative culturali dei circoli degli emigrati:
la Regione deve continuare a investire sul mondo dell’emigrazione,
le cui iniziative, specialmente quelle culturali, sono di grande utilità
per tenere alto il buon nome dell’isola e per far conoscere –
anche a scopo di incentivazione turistica – le sue “eccellenze”
monumentali e artistiche.
Per quanto riguarda il libro “Il futuro sospeso” Olita ha
ricordato quanto conti, nel combattere la malattia, l’affetto dei
luoghi e delle persone (specie se manifestato con naturalezza, senza “forzature”).
La malattia ci obbliga a pensare ai nostri rapporti con i vivi ma anche
con i morti. Nel romanzo, quasi in filigrana, scorrono le vicende del
padre lucano, che trova lavoro in Sardegna (precisamente a Sindìa,
come palista nei lavori di elettrificazione), e che nell’isola chiama
la sua sposa; viene illustrata la scelta della madre che, dopo un temporaneo
ritorno con marito e figli in terra calabrese (dove è nato l’autore,
nel 1949), rimasta vedova, ha voluto fissare la residenza sua e della
famiglia in Sardegna (di nuovo a Sindìa, poi a Bonorva, a Barumini,
infine a Cagliari), nella terra in cui aveva imparato il ruolo di “mater
familias”.
La malattia costringe a riconsiderare il nostro rapporto con i luoghi
ed ecco che Olita ci guida con mano nella conoscenza dell’amata
città di Cagliari: angoli incantevoli (Via del Fossario nel quartiere
Castello), suggestive visioni (le strade tappezzate dai fiori di jacaranda,
cosicché la città bianca diventa lilla). Acuto è
il rimpianto per la perdita di pezzi di paesaggio urbano fatti sparire
da ben prosastici amministratori che non avevano capito né l’importanza
storica e sociale né il significato “poetico” dei casotti
al Poetto.
La seconda opera presentata dall’autore a Pavia ha per titolo “Il
faro degli inganni” (Edizioni Edes di Sassari, 2012); tratta delle
vicissitudini del protagonista che, a seguito di un grave lutto (la perdita
della figlia), si trasforma in strozzino usuraio e, morendo misteriosamente,
lascia alla moglie un faro a Capo Comino di Siniscola trasformato in lussuoso
albergo. La moglie vuole approfondire come è morto il marito e
conduce delle indagini, che, a distanza di anni, mettono in evidenza gli
inganni in cui ha vissuto il marito e che vedono la centralità
del faro.
Al di là dell’esteriore veste formale del “giallo”,
Olita dichiara che è il contenuto filosofico di questo romanzo
che a lui preme sottolineare. Cita una recensione di Silvano Tagliagambe:
«Il libro propone una sapiente ibridazione di generi e linguaggi.
Un giallo in piena regola, con un delitto dai contorni enigmatici, dipanati
da tre investigatori eterogenei. Ma anche un romanzo filosofico, al centro
del quale stanno due categorie, quella di paesaggio e quella di bellezza».
Per Olita bisogna che ci ricordiamo che le persone dipendono dai luoghi.
Se un faro, – che connota, anche agli occhi di chi sta a terra,
aiuto, solidarietà nei confronti dei naviganti – viene trasformato
in bisca clandestina è come se il male sconfiggesse la bellezza,
mentre invece deve essere la bellezza a vincere sul male; se c’è
bellezza, ci sono relazioni positive tra le persone, c’è
empatia tra gli uomini e i luoghi, tra gli uomini e le cose. Come diceva
Fedor Dostoevskij, «la bellezza salverà il mondo».
Stando in tema, è da dire che l’incontro di Pavia ha offerto
alcune “bellezze”: Olita ha trovato in Gesuino Piga, presidente
del “Logudoro” e cagliaritano doc, un commosso valorizzatore
delle sue pagine su Cagliari; ha ritrovato Filippo Soggiu, conosciuto
ai tempi in cui era presidente del “Logudoro” e poi presidente
della FASI (oggi ne è presidente emerito), ancora combattivo rivendicatore
dei diritti degli emigrati, specie in materia di continuità territoriale;
ha riabbracciato due cugine (figlie della sorella di sua madre) che non
vedeva da oltre cinquant’anni.
(30-10-2012)
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