IL PAESE e IL TERRITORIO Mamoiada è un ridente paese di collina di 2.698 abitanti circa, a 644 metri s.l.m. sito a 12 Km da Nuoro capoluogo di provincia. Il territorio è di appena 4900 ettari, pascoli ricchi di bestiame e numerosi vigneti che sostengono le attività più fiorenti: la produzione di ottimi vini e formaggi. Piccola storia. La storia di Mamoiada, tra il 550 e il 238 a.C. (epoca dell'invasione dei Cartaginesi in Sardegna) e nei secoli successiva, si identifica con quella dei "fieri montanari, sempre ribelli alla prepotenza straniera". In antichi documenti di archivio appaiono le varianti: Marmoiada, Mamoyata, Mamujata; in tempi recenti Mamojada. Attorno al secolo XI Mamoiada fece parte del giudicato di Arborea e successivamente della Curatoria della Barbagia di Ollolai. Durante il lungo periodo della dominazione Aragonese-Spagnola (1324-1720) il re di Spagna Ferdinando V assegnò Mamoiada ed altri centri del Nuorese a Pietro Massa di Arborea, mentre nel 1604 fu unita al Ducato di Mandas, feudo in origine dei Mazza e successivamente dei Tellez-Giron. Nel 1820, con l'Editto delle Chiudende, durante il dominio dei Savoia, cessò formalmente il Feudalesimo, che permise l'assegnazione delle terre alla popolazione locale, anche se di fatto, per vari motivi, vennero riscattate per la quasi totalità dai nobili del paese. Nel 1847, con la fine del Regno Sardo-Piemontese e con la successiva Unità d'Italia, anche Mamoiada, unitamente ad altri paesi della Sardegna e della penisola, si adeguò alla nuova situazione politica e ai vari movimenti e trasformazioni socio-economiche tuttora in atto. Prodotti artigianalmente e di genuina bontà sono il pane harasau, i formaggi e una numerosa serie di dolci tipici locali. Eccellente la qualità dei vini biancu e nigheddu. L'artigianato produce gli antichi mobili, cassapanche tradizionali e le autentiche maschere di Mamuthones conosciute ormai dappertutto ma si trovano esclusivamente nei piccoli laboratori dei pochi maestri artigiani del paese. Così come le miniature in ceramica e le riproduzioni complete dei Mamuthones e Issohadores. A 5 Km. dal paese si trova il santuario dei SS. Cosma e Damiano ritenuto da alcuni studiosi il più antico della Barbagia, risalirebbe al VII secolo d.C. All'interno della chiesa si nota una nicchia in trachite rosa del '600 ed alcuni affreschi di stile bizantino, alle pareti 14 formelle in ceramica smaltata, di buona fattura, raffigurante le stazioni della "Via Crucis" realizzate in Spagna, nella fabbrica di Alcora, a Castellon de la Plana, nella seconda metà del '700, dall'artista Jacinto Causada; le stesse sono state ammirate da tutto il mondo nel 1998 in occasione della "Via Crucis" del Venerdì Santo, officiata dal Papa Giovanni Paolo II, al Colosseo. Dal punto di vista architettonico, l'emblema di Mamoiada è la chiesa di Nostra Signora di Loreto, sita al centro del paese, di probabile periodo medioevale. Patrimonio archeologico. Mamoiada possiede vaste zone d'interesse archeologico. Si deve ritenere che lo stanziamento umano in questo paese risalga ad epoche remotissime (XV-XIII secolo a.C.) poiché i segni di antichissime civiltà sono abbondantemente presenti nel territorio. I Nuraghi sono numerosi ed hanno una struttura lineare, sono maggiormente presenti nelle zone più fertili e provviste di sorgenti. Attorno ad alcuni di essi sono evidenti i resti di villaggi e dove questi mancano si suppone che siano stati distrutti per recintare i campi. Citiamo "Arràilo", in zona sa Pruna, sulla strada per Orani, "Monte Juradu", sulla strada per Sarule, "Orgurù", sulla strada per Fonni. Numerose anche le "Domus de Janas", piccole tombe del periodo neolitico-prenuragico, scavate nel granito. Esse si trovano in località "Mazzozzo", alla periferia del paese, in località "Garaunele", in prossimità della chiesa campestre di "Loret'attesu", sulla strada vicinale per Oliena, in località "S'Eredadu", ed in altri posti. Particolarmente interessanti sono Sas Honcheddas in località "Istevene", un gruppo di 6 "domos", sulla statale n° 389 per Fonni. Nella terza "domo", in un pilastro rettangolare, è scolpita una testa di toro schematica, in rilievo, che si ritiene sia un simbolo di forza e fertilità. Diversi sono i "Menhirs" o Perdas Longas, ritenuti oggetti di culto. Recentemente (Marzo 1997) sono state rinvenute delle rare pietre: un superbo monolito, non classificato e unico nel suo genere per altezza (m. 6,50) e una grande statua "Menhir", di granito, risalente forse al III millennio a.C. detta "Sa Perda Pinta" (m. 2.67x2,10). Caratteristica di quest'ultimo monolito è la presenza di una serie di coppelle e di incisioni concentriche che lo rendono unico in Italia. Pare sia stato trovato un simile monolito in Scozia. (*) Fino a circa due secoli fa diversi siti archeologici dovevano essere pressoché intatti, in seguito la distruzione e lo "smontaggio" di interi siti o singole steli, perdas longas ed altro non avvenne espressamente per vandalismo o necessità. Riportiamo, in lingua originale ed eventuali errori di stampa, un breve tratto riguardante le "antichità" di Mamojada dal "Dizionario Geografico-Storico-Statistico-Commerciale" degli Stati di S.M. il Re di Sardegna compilato per cura del professor Goffredo Casalis ai primi decenni del 1800: «…in su' confini co' salti di Orgosolo, e nella regione prossima ai salti di Orani, che dicono Venatieri vedonsi grandi monoliti piramidali eretti sul suolo, dello stesso genere di quelli che in altre regioni sono detti Pedras Fittas, e che sogliono essere in numero di tre con in mezzo il maggiore. Il primo di consimili monumenti che fosse considerato da me, fu il primo. Innanzi quel giorno nessuno scrittore li avea riguardati. Chi abbia veduto sulle rive del Carnac (Morbihan) le pietre celtiche dette Men-hir, la qual parola nella lingua de' brettoni dice Pietre (men) lunghe (hir), e veda poi questi monoliti sardi, che molti dicono Pietre-fitte, perché infisse al suolo, e altri Pietre lunghe, potrà riconoscere la grandissima e quasi intera somiglianza di siffatti obelischi de' due paesi nella materia, nella forma e in altri rispetti, se non che in Sardegna trovansi lontane le une dalle altre queste pietre, e sempre in numero di tre, due delle quali minori; mentre nella Brettagna occorrono così frequenti, che siasi potuto credere fossero monumenti di morte sopra le sepolture di persone insigni, e tutti della stessa altezza che pareggiasi a quella della media fra le Pietre-lunghe de' sardi. In più contrade della Bretagna i creduli abitanti della campagna dicono che in certe epoche dell'anno al chiaror della luna appariscano i cornandous folletti nani di non bella figura, e formino intorno a' menhir una danza infernale e che nel silenzio della notte odansi con le loro stridule voci chiamare i viaggiatori i quali tentano lusingare facendo suonar dell'oro. E parimente fra i montanari sardi sono alcune strane opinioni sopra questi monumenti, e v'ha chi crede che i diavoli abbian sotto tali pietre conservati tesori, e che a' medesimi non si può arrivare da' ladri che nell'anno santo, quando i mali spiriti sono impediti a difenderli. Perciò nell'anno del giubileo generale furono rovesciate le pietre-fitte in molti luoghi, e una pure nel territorio di Mamojada. (*)Ampia descrizione di tutti i siti archeologici nel territorio di Mamoiada con fotografie, planimetrie e disegni nel libro "Pietre Magiche a Mamoiada" di Giacobbe Manca e Giacomino Zirottu a cura dell'Associazione "P. Beccoi" ediz. Studiostampa - Nuoro. |