Artigianato
in Sardegna I
tessuti tipici
La produzione tessile attuale si è arricchita di diversi altri pezzi per l'arredamento: tende, stoffe, cuscini e tovagliati, nella cui decorazione si può intravedere una lenta e moderna evoluzione, pur in presenza di una costante ispirazione a elementi figurativi del repertorio classico tradizionale. Si tende cioè a conservare la tradizione nell'ambito dell'innovazione.
I vari
tipi di decorazione che coesistono nelle diverse aree possono suddividersi
in quattro grandi gruppi:
I materiali sono: la lana; il cotone; il lino; la seta (saltuariamente utilizzata). Le tecniche
d'esecuzione sono:
I Colori
Lavorazione del legno La semplicità di una società agro-pastorale come quella sarda si rifletteva un tempo anche nell'arredamento della casa, limitato a pochi ma essenziali mobili: il letto, la culla, le sedie e gli sgabelli, il tavolo e la piattaia, dove trovavano posto le varie stoviglie di uso quotidiano. Erano tutti arredi molto modesti, come conveniva alla povertà dell'ambiente tradizionale. L'unica eccezione era la cassapanca, finemente intagliata, che da sempre ha occupato un posto essenziale nella casa, racchiudendo il corredo della sposa e tutta la ricchezza della famiglia.
Manufatti Tipici Alla
produzione degli arredi si affiancava quella di oggetti di utilizzo
comune come cucchiai, taglieri, stampi per il pane, giocattoli,
vasi, ciotole, pipe in radica sarda e tutta una vasta gamma di oggettistica
in legno, spesso di fattura elegante e raffinata, che oggi si ritrova
nelle case moderne per lo più in qualità di soprammobile. Altre tipiche espressioni artistiche sono le pesanti maschere tradizionali carnevalesche portate dai Mamuthones di Mamoiada e dai Merdules di Ottana, legate a un rito antichissimo praticato per scacciare gli spiriti maligni.
Materie e Tecniche I tipi di legno principalmente usati sono il castagno, abbondante nei boschi della Barbagia, il noce e il ginepro. La tecnica è quella dell'intaglio.
Elementi Decorativi Le decorazioni sono in genere semplici e lineari, con motivi astratti di tipo geometrico oppure ispirati alla natura (floreali e faunistici).
I Colori Il legno era di solito
lasciato al naturale ma talvolta le parti decorate venivano dipinte
con colori ottenuti da sostanze vegetali. La Cassapanca La cassapanca, sempre apribile dall'alto e sollevata dal suolo mediante supporti, serviva per riporvi un po' di tutto: biancheria, indumenti, coperte, oggetti preziosi, e racchiudeva tutta la ricchezza della famiglia. Ne esistono
di due tipi: quella di Aritzo, o barbaricina, e quella allungata
e piuttosto bassa di Santulussurgiu, con forti modanature di base
e appoggi a foggia di zampe di leone, con evidente influenza di
stili continentali. Tra le cassapanche tradizionali ve ne sono alcune molto ricche e sofisticate, sia per quanto riguarda la stilizzazione dei motivi (specie quelli geometrici e floreali che si ritrovano a livelli di apprezzata eccellenza) sia nell'intaglio e sia nella colorazione.
Le Sedie Nel Campidano le sedie, basse ed in legno chiaro, erano decorate con fiori di melograno (rosso e verde) e con il fondo impagliato, come quelle ancora oggi prodotte ad Assemini, eleganti e funzionali. Nei centri di montagna,
sedie e seggioloni avevano gli stessi motivi decorativi della cassapanca
ed erano in uso anche bassi sgabelli realizzati in tronchi di ferula. Le
ceramiche
In epoca medievale le corporazioni dei fabbricanti di brocche (gremi) imposero l'obbligo di non variare le forme originali e limitarono la produzione a pochi oggetti (1692, Statuto degli Alfareros). Se da un lato ciò
consentì il mantenimento praticamente inalterato di forme
legate al passato ed alla tradizione, d'altro canto limitò
notevolmente la capacità creativa degli artigiani e l'inserimento
dei loro prodotti in ambito commerciale.
Manufatti Tipici Alla produzione di tutta una vasta gamma di contenitori tradizionali che tuttora ben si prestano ad essere utilizzati per la loro funzionalità e praticità, si affianca la creazione di moderni oggetti d'arredamento realizzata da ceramisti che sperimentano tecniche e decorazioni innovative prendendo spunto da temi regionali come la civiltà nuragica e preromana, il pane decorato, la fauna locale, etc...
Materie e Tecniche Da sempre la materia prima (argille e caolini) si trova in notevole varietà e quantità in Sardegna, anche se in tempi recenti viene anche importata. L'argilla è lavorata a mano o al tornio e lasciata poi essiccare all'aria. Anticamente veniva cotta nei forni a legna, oggi quasi ovunque sostituiti con i più moderni e funzionali forni elettrici.
Elementi Decorativi La decorazione era eseguita
in parte a rilievo e in parte a stecca. I Colori Sono
ottenuti con terre coloranti naturali o con l'applicazione di grani
di galena o con l'emulsione di vapori di essenze aromatiche della
macchia mediterranea, risultato di una grande esperienza pratica
e di capacità di adattamento con mezzi ridotti. L'
intreccio e i cestini Attualmente il settore è rappresentato quasi esclusivamente dalla cestineria, anche se esistono ancora alcuni artigiani che realizzano stuoie e steccati. Questa attività era svolta prevalentemente a livello familiare per realizzare tutta una gamma di contenitori, ciascuno differente per forma e dimensione a seconda dell'uso a cui era destinato.
Manufatti Tipici I cestini tipici si possono dividere in due gruppi: i primi, rustici e da lavoro, erano realizzati dagli uomini (soprattutto contadini e pastori) e venivano utilizzati per le attività di raccolta e pesca; gli altri, fabbricati prevalentemente dalle donne, erano utilizzati in ambito domestico. Questi ultimi venivano arricchiti con decorazioni legate al desiderio della donna sarda di realizzare un oggetto utile e capace, nel contempo, di dare vita e colore alla propria casa. Oggigiorno, perduto il loro carattere funzionale, questi manufatti vengono ormai utilizzati con finalità quasi esclusivamente decorativa e, adeguati alle esigenze dell'arredamento moderno, sono oggi molto richiesti sul mercato.
Materie e Tecniche Le materie
prime adoperate cambiano a seconda della zona, poiché vengono
raccolte nelle campagne o negli stagni circostanti: si tratta di fibre
di giunco, palma nana, asfodelo, canne, salice, mirto, lentischio,
paglia e fieno. A Castelsardo vengono usate la rafia, il giunco e
la palma nana; a Tinnura, Flussio, Montresta e Ollolai, l'asfodelo;
a San Vero Milis e ad Ottana, il giunco e le erbe palustri in genere;
a Sinnai la paglia e il giunco. E' invece diffuso in tutte le zone
della Sardegna il cesto in vimini ricavato dal salice, dall'olivastro,
dal lentischio e dalla canna. Questi cesti, solitamente dotati di
manico, hanno un utilizzo vastissimo.
Elementi Decorativi Predominano i motivi geometrici
(scacchiera, cerchi concentrici, raggiera di triangoli), ma non mancano
quelli floreali e faunistici (uccello, pavone, cavallo). I Colori Originariamente
i colori erano limitati alle varianti cromatiche naturali della materia
prima, eccetto che nelle produzioni del Campidano; queste mostrano
toni differenti dovuti all'aggiunta di un disco di stoffa o di broccato
dai colori sgargianti, che viene applicato sul fondo del cestino.
Fin dagli anni '50 però venne introdotta una più vasta
gamma di colori, per meglio rispondere alle esigenze del gusto moderno.
Il gioiello sardo è un prodotto tipico in cui si può individuare uno stile etnico, segno della cultura profonda dell'intero popolo della Sardegna. I gioielli sardi sono strettamente legati al costume tradizionale regionale, poiché nelle loro molteplici espressioni integrano il costume, completandolo nei suoi elementi decorativi. Nel passato i gioielli avevano molti significati e le donne sarde li conservavano e tramandavano di generazione in generazione come oggetti sacri e preziosi. Per ritrovare il significato più segreto dei gioielli sardi (prendas) bisogna risalire alle origini del mito che racconta di fate che, nelle loro case incantate (domus de janas), tessevano fili d'oro e d'argento che diventavano stoffe ricamate con pietre preziose. Tra tutta
la produzione sarda, l'oreficeria è forse quella che ha subito
di più le influenze delle altre popolazioni mediterranee. La produzione orafa degli ultimi secoli non ha un'unità stilistica e varia da provincia a provincia; essa si è servita di elementi eclettici per comporre oggetti particolari. Le influenze provenienti dall’esterno (soprattutto di origine toscana e catalana), le contaminazioni e i sincretismi sono facilmente riscontrabili e giustificabili, dato che la richiesta dei prodotti di oreficeria nasceva soprattutto dai ceti egemoni e dai ceti religiosi, questi ultimi per oggetti di culto. Ciononostante, sono riconoscibili, per lo più nei manufatti destinati ai ceti popolari, i tratti di una vecchia tradizione formale locale, tipica, in certa misura, del sud dell'isola. I centri di lavorazione tradizionalmente più importanti furono Cagliari, Iglesias e Sassari, da dove poi la produzione si diffuse in centri minori.
Manufatti Tipici I manufatti tipici della produzione orafa artigianale e tradizionale sono molteplici. Bottoni, gemelli, collane e pendenti, catene, gancere, spille, anelli, orecchini, amuleti ed oggetti sacri si ritrovano tutti nei costumi traSassari, da dove poi la produzione si diffuse in centri minori.
Manufatti Tipici I manufatti
tipici della produzione orafa artigianale e tradizionale sono molteplici.
Bottoni, gemelli, collane e pendenti, catene, gancere, spille, anelli,
orecchini, amuleti ed oggetti sacri si ritrovano tutti nei costumi
tradizionali folcloristici che si possono ammirare ogni anno nell'ambito
della maggiore sagra popolare della Sardegna, la sagra di Sant'Efisio
a Cagliari, e delle altre celebrazioni popolari e religiose, meno
importanti, ma non meno caratteristiche.
Lavorazione dei metalli non prezionsi
E' una produzione raffinata che va dalle leppas e resolzas tradizionali (classici coltelli a serramanico di pastori e contadini), ai coltelli da collezione che, prescindendo dal valore materiale, sono simbolo di balentia (qualità positive e affermazione morale). I coltelli, frutto di un'antica perizia, sono manufatti che richiedono una particolare attenzione sia per la tempera delle lame che per la preparazione dei manici , fatti di corno (di muflone, bufalo o capro). Il corno più ricercato è quello completamento nero, senza venature. Il manico può essere liscio o lavorato accuratamente con riporti in ottone (o rame) decorato e festonato.
L'artigianato sardo del ferro battuto ha una lunga e nobile storia visto che questa attività ha raggiunto splendide espressioni artistiche ed ha avuto modo di manifestare un certo gusto estetico. Visitando
certe chiesette campestri o antiche case nobiliari, nei giardini e
negli interni possiamo ammirare cancellate, ringhiere e grate, balaustre
ed inferriate con complicati e baroccheggianti ghirigori. L'antica
tradizione del ferro battuto è rimasta fiorente soprattutto
a Cagliari e Sassari, ma anche in qualche altro piccolo centro del
l'isola. Si tratta di una produzione tradizionale tipica di Isili, piccolo centro del Sarcidano. La produzione calderaia si spiega grazie alla lontananza del paese dalle principali vie di comunicazione ed alla vicinanza alla miniera di rame di Funtana Raminosa, conosciuta sin dall'antichità. I calderai di Isili sono incontestati maestri specialisti nella lavorazione del rame e la loro storia è pervasa da un certo mistero. Si dice che siano discendenti di popoli zingareschi o ebrei, anticamente installatisi nella zona. Tali dicerie sarebbero confermate dall'utilizzo del curioso gergo detto su romaniscu e dai loro tratti somatici che li fanno sembrare più nordici che sardi. La tipologia delle produzioni comprende grandi caldaie per la lavorazione dei latticini, caldaie più piccole, padelle con un solo lungo manico o due manici ad anello, mestoli, etc.. Il colore del rame battuto, unito alle forme semplici ma originali, conferisce pregio a questi manufatti, ancora molto richiesti soprattutto a scopo ornamentale. Le poche botteghe rimaste sono tutte a tradizione familiare e vi operano artigiani generalmente imparentati tra loro.
La lavorazione segue delle fasi rigidamente prefissate: la fase del fuoco, quella della misurazione e quella della prima piegatura a caldo. Si procede poi alla tracciatura dello spigolo del fondo del recipiente, al taglio dell'orlo con le cesoie e alla battitura col martello cilindrico per la prima sagomatura. Proseguendo, si abbassa il bordo con le tenaglie e lo si predispone alla cerchiatura con un anello di ferro. Il manufatto viene poi posto nell'acido, lavato e levigato per conferirgli il colore e la lucidità caratteristici. Alla fine si giunge alla decorazione col martelletto a penna, all'inserimento di borchie e alla raschiatura. La lavorazione del bronzo, diffusa sin dai tempi della civiltà nuragica, tendeva nel passato a realizzare manufatti di uso quotidiano, utensili da lavoro, armi e soprattutto sculture artistiche. In tempi recenti, dopo un periodo di crisi, il bronzo è stato ripreso per la realizzazione di statuine di soggetto nuragico (i cosiddetti bronzetti): capi tribù, matriarche, popolani, navicelle votive, animali, etc.. Il recupero di questi modelli, che ha riscosso grande successo tra i turisti, è merito dello scultore Franco D'Aspro che ha saputo cogliere i valori degli antichi bronzetti nuragici riproducendoli fedelmente con perfetta aderenza ai significati originari. Per renderli più suggestivi si è ricorso ad una particolare tecnica di invecchiamento del bronzo. Attualmente sono in funzione numerose fonderie artigiane che lavorano usando come matrici la cera ed il legno ed utilizzando metodi e tecniche antichi e nuovi. |
|
Si
ringrazia per la gentile disponibilità e collaborazione www.sardinian.net
|