(italiano e coghinese)
Cap. primo
E' una fredda mattina di Dicembre.
La brina della notte ha ghiacciato il paesaggio coprendolo di trine
e merletti raffinati.
Il sole pallido e triste, dopo essersi scosso di dosso il freddo della
notte, ha preso il suo posto nel cielo da dove emana una luce mite.
Il gallo canta un chicchirichì stridente.
Quel canto rompendo il silenzio ovattato dal gelo, sveglia Tea.
La donna socchiude gli occhi in attesa degli altri “chicchirichì”,
sperando che il vecchio gallo della suocera si attardi sulla porticina
del pollaio per schiarirsi la gola ferita dal freddo. La giovane si
sarebbe così concessa ancora qualche secondo per crogiolarsi
nel letto, e coccolarsi con il piumone.
Allungata la mano nel grande letto matrimoniale cerca il tepore del
corpo caldo del marito, anche se sa che Totoi è già
alla “tettoia”, in campagna, con il gregge.
Quanto le sarebbe piaciuto svegliarsi tra le braccia del marito al
canto del gallo, al suono della campana dell'antica chiesetta che,
annunciando il nuovo giorno, invita alla preghiera, ma “la roba”
una cinquantina di pecore, sono la loro ricchezza da curare e custodire.
Totoi si era levato dal letto che era ancora buio. “Amore”
le aveva sussurato con gli occhi immersi nei suoi , mentre, le sue
forti braccia la circondavano raggomitolandola come uccellino nel
nido.
“ riguardati,amore...non affaticarti, quando ti sentirai stanca
rientra a casa a riposare...”
“Ma non sono ammalata !...se mi stancherò mi siederò
nella stessa casetta “del forno” da zia Mia, non voglio
stare sola a casa...preparare i dolci per Natale con le donne del
vicinato è bellissimo. Mi piace ascoltare le chiacchiere e
i racconti che fanno mentre abilmente muovono le mani...adesso che
sono sposata ed aspetto il bambino mi considerano “una donna”
come loro. Lella che ha ventitre anni , praticamente la mia età,
è fidanzata eppure non è considerata come me. A lei
è affidata la custodia dei bambini, va al negozietto a fare
le commesse, prepara il pranzo, porta le teglie avanti e indietro
dalla casetta del forno...insomma, fa le consegne come le altre ragazzine,
non sta ad ascoltare le chiacchiere”
“scusa, perchè non può ascoltare ciò che
dicono?”
“Perchè parlano di “cose” da donne sposate!
Si giustificano le anziane , cambiando discorso quando vi sono orecchie
che, secondo loro non possono ascoltare”
“ tipo?” chiese con sguardo maligno Totoi
“ohhh, smettila, non insistere...ti ho già spiegato che
fanno battute a doppio senso e stuzzicano per sapere le “cose”
intime!!”.. arrossì Tea, fingendo un broncio che interrompesse
quella discussione.
“E tu?”
“stanno fresche che ci casco!!! io ascolto e sto zitta, sono
brave persone ma...pettegole e ficcanaso”
-“e le “zitelle, come mai possono ascoltare?”-
Tea rise ricordando quel che le “anziane” dicevano a tal
proposito quando “quelle” non erano presenti. -“
Si dividono in due fazioni: una prima afferma che hanno“assaggiato”
con uno “stallone” poco soddisfacente, l'altra che ...”
“che???” continuò Totoi
“Smettila ficcanaso! Mi fai diventare simile a loro!”
si era arrabbiata Tea
“ dai non arrabbiarti “ gli sussurrò nell'orecchio
il marito, con quella voce maschia, roca alla quale ella non sapeva
resistere: “ lo sai quanto abbiamo atteso questo bambino!!!”
disse accarezzando il figlio che da tre mesi cresceva nel seno della
sua amata. Tea apprezzò l'abilità con la quale Totoi
aveva cambiato argomento:
“ Ieri mi ha visitata l'ostetrica, Signora Carla, mi ha detto
che stiamo andando bene, che posso fare tutto evitando strappazzi...e
poi”... continuò dopo una breve pausa : “mamma
Minnia e tua madre zia Maddalena hanno promesso che a me ci penseranno
loro!” rise la donna pensando a quanto fossero attente e premurose
le due donne con lei.
“A proposito!!! “ riprese l'argomento interrotto precedentemente
Totoi “ e le nostre mamme che raccontano?
Tea : “ curiosone ehh!.... di solito stanno attente che zia
Maltina non mi stuzzichi. Alle punzecchiature che mi rivolge , loro
danno risposte secche!...però ieri sera zia Maltina è
venuta a casa di tua madre. Io ero presente e c'era anche mia mamma.
Si sono sedute attorno al tavolo mentre io davanti al caminetto arrostivo
le castagne...”
“Allora?” sollecitò Totoi incuriosito anche se
consapevole che si stava attardando.
“Allora si misero a parlare dei loro mariti. Zia Maltina raccontò
e giurò che suo marito non l'aveva mai vista nuda per intero”..
“ ehhh!?!” rise Totoi
“ aspetta, aspetta che ancora non ho finito!”
“sbrigati che le pecore mi stanno aspettando con le mammelle
rigonfie di latte!”
“ allora...sia tua madre che la mia hanno giurato : - comà
anche io, ho avuto figli ma mio marito se mi vedeva il seno non vedeva
sotto e se …..tutt'e due insieme mai, mai... né visti,
nè toccati -..e nel dirlo incrociavano le braccia sul petto
giurando sui Santi e mandando baci al cielo.!”
Totoi si lasciò andare ad una sana risata
“ e non finisce qui!” proseguì Tea : “ zia
Maltina si è voltata verso me “ e tu Tea ti sei mai fata
vedere tutta nuda da tuo marito?”
“ e tuuuu?”
“Ci ha pensato tua madre: - cummà chissi dumandi fedhili
a vosthra fidhola chi si la nosthra lu faci già è cujuata
cu lu maritu soju!! ” -
“allora si sono litigate!???”
“nooo, zia Martina non ha fatto una grinza con il viso e ha
cambiato discorso come se niente fosse !”
Tea le rifece il verso: “oi, comare mia! Ho visto le uova che
avete portato a casa mia per fare i dolci, scusatemi se ero in bagno
, ma quando sono uscita Bastiana mi ha fatto vedere una meraviglia
di uova e bla, bla, bla...” “ tutto come prima concluse
Tea. Risero insieme.
Ancora qualche coccola poi con un saltello Totoi era balzato giù
dal letto. Dopo essersi vestito accese il fuoco spostando la cenere
che dalla sera precedente covava le braci. Presi, da una cesta di
giunco i viticci, conservati dalla potatura della vigna, li poggiò
sopra le braci “pà abbruncà”- ( per far
nascere la fiamma ). Messo il trippiede scaldò del latte in
un pentolino e dopo averne riempito due tazze si avvicinò al
letto, ne porse uno a Tea e insieme fecero colazione.
Imbacuccatosi aprì il portoncino di casa, emise un fischio
e il suo fedelissimo “Pulughiteddu” lo raggiunse scodinzolando
nonostante il freddo.
Cap. secondo
Il suo “amico” , un bastardino
di cinque anni, l'uomo lo aveva trovato vicino ad un cannetto seguendo
il guaito di dolore che il cane emetteva. Totoi si era avvicinato
al punto da dove proveniva quel flebile gemito, aveva visto il cane
tremante e ferito da una scarica di pallini da caccia. Totoi fu colpito
da due occhi che lo guardavano rassegnati al suo destino . Gli si
era avvicinato “ ehi piccolo “ disse accarezzandogli la
testa con i polpastrelli delle dita
Dopo avergli curato la ferita, Totoi lo portò con sé
e fu così che il cane ritrovò la fiducia negli uomini;
“Pulighiteddu...piccolino”, lo chiamava Tea coccolandolo.
Quel nome gli rimase.
Totoi entrò nel magazzino, prese il suo “vespino 50 “
azzurrò; un paio di colpi all'accensione, attese che Pulighiteddu
si sistemasse davanti alle sue gambe e, tra nuvole di fumo del tubo
di scappamento, si allontanò dal paese.
Tea si riaddormentò fino al canto del gallo.
I due giovani erano sposati da oltre un anno e dopo mesi di ansiosa
attesa, tra illusioni e delusioni, adesso aspettavano un figlio.
Sorrise accarezzandosi il pancino che cominciava a vedersi. Era soddisfatta.
Lei e Totoi si erano sposati per amore, con il consenso delle famiglie.
Si conoscevano da sempre.
Nati nello stesso “rione” di un paesello sistemato, come
un serpentone, lungo una via naturale che si estende sulla valle ai
piedi di una cresta di morbide colline.
Le case, costruite una di fronte all'altra sulla strada principale,
viste dalla collina, sembrano comari affacciate al balcone a pettegolare.
Ogni tanto il serpentone è interrotto da una viuzza che separa
le colline e circoscrivendole ritorna a valle incrociandosi ancora
con la via centrale. Nella parte della collina, circoscritta dalla
stradina sterrata, vi sono casette raggruppate attorno ad una piazzola.
Nel “Rione Frutteto “, dove vivono Totoi e Tea, tutte
le case si affacciano davanti alla piazzola , al centro della quale
vi è una fontanella ove affluisce l'acqua cristallina che scende
dall'alto della collina riversandosi dentro un vascone di pietra.
Punto focale d' incontro delle donne fin dal primo mattino per attingere
l'acqua fresca ad uso familiare oppure per lavare i panni. Sono i
momenti di scambio di confidenze ed un caffè nella cucina dell'una
o dell'altra. La porta di ogni casa si apre sulla cucina; il punto
più vissuto della casa: vi è il caminetto, il tavolo
con le sedie, qualche poltrona per gli anziani, una credenza e gli
sgabelli per i bambini. Alla cucina sono annesse altre stanze , aggiunte,
nel tempo, man mano che la famiglia cresceva. Se qualche figlio si
sposava costruiva sopra i genitori o accanto. Nel retro di ogni casa
ci sono il giardino e l'orticello, argomento vanto delle donne. Dietro
gli orti grandi spazi collinari ricchi di piante da frutti e olivi,
da cui il nome del Rione. Le famiglie sono molto legate tra loro da
regole di buon vicinato tramandate dagli “antichi “ Un
rapporto più che parentale. Tea aveva spesso sentito dire sia
da sua madre che da zia Maddalena :
“ tratta bè lu tò 'izinu a chi cu iddi t'acchjappi.
S'hai bisognu, ora chi arreani li tò parenti....stai friscu”
Accompagnavano le parole con una mimica
manuale e facciale, anche quella ripetuta nel tempo.
Il gallo quella mattina aveva la raucedine: solo un chicchirichì.
Tea è completamente sveglia. Sente nella camera accanto i suoceri
,ziu Minniu e zia Maddalena, che si danno da fare per organizzare
il fuoco, la colazione..le solite faccende che danno inizio ad una
normale giornata.
“ ssssssssssssssss...Maddalè anda a pianu!.. non svegliare
Tea...tanto adesso vado io a casa di cummari Mia, così con
cumpari Peppi iniziamo ad accendere il fuoco nel forno del pane...”
“ si!” annuisce la donna
“ Cummari Madalè!!!” si sente mentre bussa alla
porta comare Minnia, madre di Tea
“ ehi cummà!” apre la porta Maddalena “ entrate
comà, accomodatevi, fate piano che Tea dorme!”
Minnia aveva indossato un pesante scialle che dalla testa la copriva
tutta. Da sotto lo scialle spuntava un grembiulone bianco.
“ cummà pronti semmu?- “
“certo, un attimo che mi metto anch' io il grembiule, sulle
spalle lo scialle e andiamo a preparare “li cosi boni pà
Pasca di Nadari!!”-
Tea pronta, li attendeva fuori sorridente , felice.
I genitori e i suoceri:
“Tea perchè ...” la protesta rimane sospesa per
aria. Tutti si voltano verso la cantonata della casa di zia Mia, appoggiato
con le braccia dietro la schiena c'è il marito, cumpari Peppi,
alto e largo quanto un armadio, ha appena sparato il solito “buongiorno”:
uno “scattarramento” profondo con lancio del prodotto
sul muretto a secco che, nelle fresche sere estive, è il punto
d'incontro per il vicinato. Tutti seduti sul muretto-panca a raccontare
“li foli antighi”
“ chi ti falia unu raju!!!, chi Deu mi paldonia e tutti li Santi!!-
bestemmiarono a denti stretti le due donne. “ e mai possibile
che in tutti questi anni nessuno gli ha cavato i denti a questo maiale?
Proseguì Maddalena
“ se non può fare a meno di scattarrare , chi ni lu cazzia
in drentu a la sò casa, chena fanni brincà li pulmoni
a lu 'icinatu!!!!”
“ bèhhh! Zittite” dice severo Minniu alle due donne
e aggiunge“ per lui è come avere una malattia!”
“ e ma, chi si li ponghia!!!- ”
aggiunge Minnia.
Ziu Peppi va loro incontro
“ benvenuti a casa mia!...siamo pronti?” esclama contento
mentre tocca loro la mano , come si usa con chiunque varchi la porta
di casa.
“bentrovato compà!” rispondono le due donne con
le mani sotto lo scialle “ tittia...e chi frittu !!!-
giustificano così, la mancata mano tesa.
Ziu Peppi rivolge la sua attenzione a Tea : “allora Tea...finalmente
ce l'ha fatta Totoi ehhh?”
Sua moglie impallidisce : “ a non cagliatti ! A non fattinni
la ciàntara...l'ommu mannu!!..cummari mei iscusetilu!!”
poi con sguardo inferocito: vai e togliti dai piedi, anzi voi uomini
cominciate ad accendere il fuoco nella stanza del forno , intanto
,io offro il caffè alle mie comari”.
Usciti gli uomini , zia Mia mortificata si avvicina a Tea:
“ 'senda mea, me fiddola! Non t'ammuscià chi ziu Peppi
è un asinu, iddu non si n'avvidi ,si credi spiritosu...li fiddoli
arreani candu vò Deu...
Così dicendo l'abbraccia.
“ accomodatevi che preparo il caffè !!“ zia Mia
invita le donne indicando loro degli sgabelli di ferula accanto al
caminetto acceso.
Le donne si avvicinano nonostante abbiano fretta di cominciare.
“Ohi cummà femmu lestri a iscuminzà!!!- invita
Minnia scaldandosi le mani davanti ad un'allegra fiamma.
“Eh! ha rasgioni me cummari “ aggiunge Maddalena -aemmu
meda di fa!”
“ esagerate, è vero ..ma abbiamo
tutta la settimana prima che i bambini stiano a casa “pà
Pasca di Nadari”, faremo in tempo a fare i dolci ed anche il
pane ...siamo in tante e piene di buona volontà... avà
ci pidemmu lu caffè ”.
Tea guarda il caffè che sale. Si sente orgogliosa , il figlio
che aspetta le ha dato l'accesso al gruppo “di li maggiori di
lu vicinatu”
Prepara le tazzine e serve il caffè alle più anziane.
Nessuno glielo ha chiesto però tutte sanno che per la giovane,
quel gesto è un onore.
Cap. terzo
“E permesso? “ chiede
ed è già dentro, comare Maltina, capogruppo della parte
alta del rione, seguita dalla figlia Bastiana, “signorina ”
quarantenne, ormai condannata allo zitellaggio come le sorelle Catta
: Malgarita, Frantzisca e Mannena che entrano ridacchiando e scuotendo
la testa con ancora i segni dei bigodini, tenuti tutta la notte per
essere in ordine e per i “non si sa mai!”...Oltre centoquarantanni
in tre. Dopo aver respinto tutti i corteggiatori con un - “pucci
,cacca” , figuriamoci se mi prendo quello!” Adesso sperano
nel miracolo.
“entrate, avanti, vi stavamo aspettando!” si avvicina
loro zia Mia, mentre, Maddalena e Minnia aiutano le nuove arrivate
a togliersi la mantella
Come gallinelle si avvicinano a Tea
“ auguri, abbiamo saputo che attendi un bambino!” , senza
aspettare conferma : “ ma è vero che sei già in
tre mesi?
Si aggiunge zia Maltina : “come mai hai aspettato a dircelo
così tardi? Tre mesi...foramari!!! un'altru pocu e nasci lu
steddhu e noi chena sapenni abbeddhu!!”
Tea arrossisce. Conosce il vicinato, sa che il loro pettegolare, voler
sapere, punzecchiarsi non è cattiveria ma un modo “familiare”
per stare uniti però, non ha ancora maturato la malizia per
difendersi per cui l'argomento matrimonio, marito, incinta, la imbarazzano.
Zia Maddalena coglie lo sguardo di zia Minnia che la invita a rispondere
per salvaguardare la riservatezza di Tea, essendo lei la madre della
giovane potrebbe dare una risposta criticabile.
Maddalena : “ cummari Maltina mea, lu sapeti chi Tea è
timida e di pochi parauli” continuò sollevando il tono
della voce onde evitare le parole che stavano per uscire dalla bocca
di cummari Maltina:
“Lo sappiamo che adesso che è sposata è come noi
ma Tea ha rispetto della vostra figliola Bastiana e delle nostre amate
vicine ingenue vergini, e per discrezione tace. Poi, comà,
prima dei tre mesi non si è sicuri...”
Vengono interrotte da una voce che ulula alle loro spalle. Le donne
si voltano e vedono ziu Casgju, marito di zia Maltina.
Ritto sulla porta, cerca di dare potenza e credibilità alle
parole dal suo metro e venti di altezza. Le donne:
“oja, e che accidente vi è successo a voltarvi così
cumpà?”
“ guardatemi il piede!” farfuglia sbavando di rabbia l'uomo
Sua moglie si avvicina “ oja! Poarettu chi t'ha cumbinatu a
chista manera?? Chiede sollevando il piede destro del marito con lo
scarpone vecchio , puzzolente di grasso di maiale, tutto rotto, morsicato.
L'uomo con gli occhi accesi: “ è stato il cane di cumpari
Barori! Da quando cumpari l' ha portato non posso più passare
nella strada per andare alla posta chè appena mi vede mi corre
dietro e si attacca alle mie scarpe . Oggi perchè cummari Minnia
e cumpari Barori non c'erano a richiamarlo, si è avventato
alla scarpa trascinandomi come uno straccio!...guardate!!” dice
voltandosi per mostrare anche il pantalone rotto.
Non si era accorto di avere il sedere completamente scoperto.
La moglie, zia Maltina, presa una copertina vecchia copre le natiche
del marito: “ e cantu sei maccu lu colciu, malasolti no asculti
mai!!.. Quante volte ti ho detto di lavarti i piedi? Che cosa lo abbiamo
fatto a fare il bagno ehhh...tu vai ancora a fare i bisogni sotto
il vecchio olivo...hai capito che ti..de..vi..la..va..re... !”
scandisce la donna : “ lu cani ha fiutato l'odore di osso rognoso
e “sigumenti rasgjona” come un cane, “ti s'è
arraldatu) ...
Bastiana con le sorelle Catta si voltano verso il caminetto soffocando,
con le mani davanti alla bocca, una incontenibile risata, mentre,
irrefrenabili lacrime cadono nel caminetto.
Al chiasso, dalla casetta del forno, arrivano anche ziu Barori e ziu
Minniu “ che succede? E chi buldeddu ...innorabona!!!”
Minnia spiega al marito che il loro cane ha aggredito il vicino.
Barori guarda ziu Cashju: “ scusetimi cumpà- !!! mi stanno
dicendo che il mio cane vi ha aggredito? Ma se è così
poltrone che lo chiamiamo “straccu- ”, non si toglie nemmeno
la mosca dal naso...compà se non vi offendete visto che “straccu”
aggredisce solo voi , mi permetto di chiedervi una cosa !”
“ ditemi compà, siamo buoni vicinanti, possiamo parlare!!”
“cumpà, cand'è stata l'ultima 'olta chi vi seti
làati li pedi?..
Ziu Cashju perplesso : “ cumenti cumpà, voi non seddi
statu in gherra?” -
chiede con l'imponenza di chi ha un' onorevole risposta che affonda
le radici in un'esperienza forte come la guerra.
“ il comandante del battaglione , nella guerra del quindici-diciotto,
proibì di lavarci perchè avremmo tolto la protezione
che la pelle ha contro le pallottole” risponde, sollevando un
dito imperioso in aria, per dare credibilità indiscutibile
al suo dire..
“ziu Cà a voi, tandu, nemmancu la cannunadda vi pidda...!!!
-
esclama Barori:
“ La verità è che il cane ha sentito puzza di
carne morta e si è lanciato...andate a raccontargli l'ordine
del vostro comandante...il cane è un animale e va a naso ..fiuta...non
ragiona.”
“Ascoltate, facciamo una cosa “ interviene ziu Minniu
per evitare che la situazione degeneri:
“ ziu Cà, che numero avete di scarpe?”
“non mi l'ammentu, queste le ho dal matrimonio! erani ancora
boni...l'agghju pitadhi meda 'olti ma la peddi è bona ”
“Le signorine”, non riuscendo a contenere la risata, escono
fuori per sfogarsi, ridono, ridono tenendosi lo stomaco. Al loro ridere
si affacciano alla finestra le ultime vicinanti? “ che c'è?
Avete già impastato i dolci? E questa risarella scema?....mica
siete delle bambine...adesso arriviamo!!!”
“fate con comodo !” risponde Bastiana “ mi sa che
oggi le cose andranno per le lunghe”.
La curiosità è forte. Arrivano insieme Toa , il marito
Giuanni , pronto per recarsi alla carciofaia per il taglio dei carciofi,
le figlie Lisandrina e Lella sentendo il baccano si apprestano a far
la salita dopo aver accompagnato a scuola i due figli di Lisandrina.
Arriva persino Ziu Mannu, il più anziano del vicinato.
Cap. quarto
Presa coscienza dell'accaduto, ziu Mannu
,con il volto contornato da una barba bianca che gli dà un'
aria saggia, fa zittire tutti:
“Chistu è un bon vicinu, semmu funtumati pà l'amori
chi ci lia da sempri!”
Tutti tacciono in attesa che il vecchio, rispettato qual patriarca,
calmi le acque.
Ziu Mannu rivolto a Bastiana : “ anda fidhola 'ona , accultighjaddi
a la me casa
e prendi quel barattolino scuro che c'è dentro la “credenza
buona” e portamelo.
Attinziona a nò scapallu!
Bastiana esce di corsa seguita da Lella : aspè chi t'accumpanghju!!.
Ziu Mannu chiama gli uomini presenti , li prega di togliere le scarpe
a ziu Casgju per potergli lavare i piedi e disinfettarli con il decotto
medicamentoso che lui stesso prepara e che tutti nel vicinato usano
per qualsiasi “cosa”: disinfettare ferite, massaggiare
parti doloranti, lenire infiammazioni, spennellare tonsille e gole
infiammate, emorroidi.... Per qualsiasi bisogno di intervento medicamentoso
ci si rivolge a ziu Mannu.
Nell'udire che gli avrebbero lavato i piedi ziu Casgju urla: non mi
laeddi, lu cumandanti non vò, ..io ho sempre ascoltato le sue
parole, i suoi consigli e non mi sono mai ammalato...mai un raffreddore...mai,mai,mai!”
Intanto che si lamenta, gli uomini mettono un “calderone”
con abbondante acqua sul trippiede per scaldare e si preparano a lavare,
dopo oltre quarantanni, i piedi ad un decorato milite di guerra.
Quando Bastiana e Lella arrivano con il decotto i piedi di zio Casgju
sono stati già trattati con sapone, candeggina e la spazzola
per i cavalli. All'uomo triste e rassegnato vengono spennellati i
piedi.
Ziu Minniu gli si avvicina, ha in mano un paio di scarponi di campagna,
sono usati però abbastanza buoni:
“ cumpà da boni vicinanti trattedhi chisthi scalpi mei!!!..
cumenti fratedhi cumpà!!!
“ m'aaraghju abituà cumpà,
cun sacrifiziu, a chi li mej m'intragjani chena faithà”
Indossate le scarpe ziu Casgju si alza in piedi per provarle: “
mi parini un pocaretu manni” ma non fa niente, metterò
della carta nella punta!!”
Ziu Minniu per richiamare tutti a quello che è il compito del
giorno: “ ma chisti cosi boni li femmu o no?”
Zia Mia per mostrare che anche lei ha una sua importanza nel vicinato
batte le mani come per allontanare le galline dall'uscio di casa:
“A fora l'ommini, sciò,sciò! “ (Si avvicina
al mobile prende pane, formaggio, un fiasco di vino :
“ Andate alla casetta del forno , curate il fuoco , fate colazione
che noi adesso impastiamo!”
“Oh!!! e chi buldetu chist'ommini!!!” esclama la donna
invitando con lo sguardo ciascuna a prendere il proprio posto.
“cosa aemmu a fa pà primmu?” chiede zia Mia
“eu dighjaria da li papassini, so chissi chi s'intosthani più
a taldu!”propone zia Minnnia
“emmu aeti rasgjoni cummà!”
poi rivolta a Tea “ senda mea! pidda la rizetta di mamma toa
chi è la meddu e cumenchja a lighjni e l'altri, bon fiddoli,
steti attendi e passeti li cosi cumenti si cunveni!”
Ogni donna ha un compito preciso: una legge
la ricetta, un'altra pesa e passa la farina alle tre più anziane
che impastano, un'altra ha la consegna di pesare lo zucchero,un'altra
di tostare le mandorle.....
Durante l'impasto non si parla. Solo le anziane scambiano pareri.
Pronto l'impasto si siedono attorno a “sa mesa” a debita
distanza l'una dall'altra e preparano le forme.
Bastiana interrompe il silenzio delle abili mani che si muovono:
“ ma ogghj c'a dì è!?”
Malgarida facendosi il segno della croce :” ogghj è tredighj
di Pasca di Nadali, Santa Lughja ...un passu di ghjadhina!”
Tutte si segnano.
“ e, si !” aggiunge Mennena “è il giorno
più corto dell'anno!”
Toa: “ è veru ....e da Santa Lughja a Nadali un passu
di ghjadhu, pal chi li dì s'allongani”
“cuccurudduuuuu!” si sente Giuanni alle loro spalle
Tutte ridono, Toa : “oja c'assuconu!”
“ e dà chi non lu timmi cussì abbeddhu ...e si
dapoi è ghjaddu Mannu lu timmi ancora di mancu!!”
Risponde l'uomo in tono maligno.
Giuanni prende velocemente un altro fiasco di vino e se la dà
a gambe prima che la moglie gli tiri dietro il mattarello.
Lella: “perchè babbu ha fatto quelle battute sul grande
gallo?”
Toa: “zitta tu e lavora, non lo sai che dalla notte di Santa
Lucia a Capodanno i giorno si allunga piano piano ...con passo di
gallina, poi di gallo e dopo ancora di gallo grande!”
“ahhhh! Fa la ragazza che non capisce né l'ilarità,
né le gomitate che si scambiano le altre tra sorrisetti maliziosi.
Partono le prime teglie per il forno. Malgarida e Franzisca si trasferiscono
nella caseddha del forno.
Gli uomoni con la pala mettono le teglie dentro la grande piastra
e pochi secondi dopo le tirano fuori.
Le donne, nel frattempo hanno preparate “le corbule” (
canestri ) ricoperti di teli bianchi per sistemare con cura i dolci
caldi.
I primi assaggi .
“ Cantu sò boni!” si complimentano , e una fiamma
d'amore scambievole, di orgoglio di buon vicinato scorre tra loro.
“s'era stata via mamma mea!” “ dice Toa emozionata
al ricordo, mentre sgranocchia un dolce “ lei si che era una
vera massaia, le cose buone come le preparava lei, non ne ho più
mangiate!”
“E cummà!” interviene Maltina asciugandosi una
lacrima d'emozione con un lembo del grembiule
“ l'ansiani cummà erani spiciali, puru mamma mea...”
“ su, su !” interrompe Lisandrina “ li molthi cu
li molthi e li vii cu li vii!”
Prende una bottiglia di anice : “ajò chi ci femmu un
anicinu, a candu a cumprì tuttu, oj,oj...tocca sta bè!!
Maltina ride “ se ci vedono gli uomini??!” poi rivolta
Lella: “ para la ghjanna chi no arrèia calc'ommu!”
Riempiti i calicini bevono tutte insieme poi ridendo commentano la
bontà dell'anice.
Cap. quinto
Le mani sono veloci ma anche
le lingue. Nella stanza si lavora e si chiacchiera. Il profumo degli
impasti di farina, con i vari condimenti aromatici, unito a quello
dei dolci caldi, che arrivano dentro i canestri poggiati sulla testa
delle più giovani, creano un'aria festosa. Un'emozione di condivisione
che allarga i cuori predisponendoli alla confidenza, ai ricordi in
confusione tra il passato, il presente. Anedotti volutamente esagerati
per suscitare ilarità.
“ si, idi propriu chi semmu a Natali!!”
sorride Mennena, la più timida delle tre sorelle Catta. “
ohhh! Mannenedda ti sei isciudata?”
, sorride contenta zia Mia. Mennena arrossisce.
“ ba, ba!! avali divinta irruia che l'alta dì”
sottolinea bonariamente la padrona di casa.
“ pal chi cos'è cumbinatu l'alta dì”
s'incuriosisce Lisandrina. “ palchi no la sai?” non hai
udito il chiasso l'altro ieri al pomeriggio?
- “ zia Mia mea l'eti sminticatu chi era i lu duttori!?”
“ oja è veru....!!” afferma la donna dispiaciuta
per la smemorataggine ,poi rivolta a Malgarida, Franzisca, Bastiana,
Mennena e Lella le rimprovera: “ perchè non glielo avete
raccontato? Vi vergognate ehhh?”
Lisandrina incuriosita : “ mi volete raccontare?”
Zia Mia con aria ironica : “ l'altro pomeriggio siamo andate
con “le signorinette” a cogliere i limoni e le arance
per i dolci. Facendosi spiritose , loro, hanno raccolto dei sassolini
– pà ciarabaldà li foddhi dill'albulu.
“ e cosa vuliani sapè?”
“volevano capire che tipo di uomo le sposerà”.
Ridacchiano tutte mentre le mani sistemano i “ cozzuleddi e
saba” nelle teglie..
Dopo una breve pausa continua “ tiràani li montizeddi
a li foddi pà acchjapanni una chi, si la piddàani adananzi,
chena fiacalla , la fultunata arìstia agattatu un ommu in divisa,
si piddàa la fodda addaretu, aristia presu un poaru; ...'senda
mea , tiresi lu muntizeddu Mannena e fesi i la fodda un bucu tundu
cumenti badda..!”
“ e che significa?” chiede
Lisandrina
Le quattro “signorine “ nascondendo il viso nel grembiule
sollevato: “ chi l'ommu sou l'ammazzani a badda!”
“ tandu ani presu a incurrìssi, chiddi adananzi e Mannena
da fatu....eu li chjammàa, li chjammàa...e iddi suldi...tandu
agghju presu un rocchju ..a vidè, si si sò arressi li
femini manni..!!!”
Lisandrina trattiene una risata mentre, Mannena
“steti tranquilli chi lu còiu meu già sarà
precisu a lu 'ostru...l'omini pal noi l'ani già tutti molti
a badda!”
“ dai non offenderti abbiamo scherzato! “ - “ anche
io !” risponde con una smorfia Lisandrina
Toa per evitare che “l'incidente “ rovini l'aria di serenità
di quello stare insieme che, fondamentalmente, è la vera gioia
del Natale ...batte le mani:
“ sù,sù, steddhi, poca ciarra! A Santu Ghjuanni
v'aremmu a fa brincà lu fugaroni cussì vi feti cummari
e v'areti a rispittà cumente noi...veru cummà???”
conclude strizzando l'occhio per ricevere l'assenso delle anziane
che non si fanno pregare a confermare quelle sante parole:
“ veru e viritai, mai una brea né una chistioni, noi
semmu sinceri cummari di fugaroni, emmu brincatu lu fugaroni di Santu
Ghjuanni piddhendici pà la manu emmu postu cussì la
Fidi”
Si abbracciano per confermare quanto detto, impolverandosi di farina
l'una con l'altra.
Tea sorride pensando a tutte le punzecchiature, i dispettucci che
si scambiavano le comari. Piccoli incidenti che anziché intaccare
gli affetti li consolidava.
Sono quasi le tredici. Lisandrina tolto il grembiule va a ritirare
i bambini da scuola.
Ziu Peppi con il viso rosso come il fuoco, un po' per il calore del
forno, un po' per il vino tracannato
si affaccia alla porta :” accustedivi a la casedda di lu furru,
emmu arrustitu saltitza e carri e cogghju, cussì piddeti un
mossu e dapoi aàreti a cuntinuà!”
“ Cumpà !” risponde Minnia “ faremo a turno
perchè abbiamo gli amaretti già impastati...e sono molto
delicati!”
“feddi cumenti 'uleti, noi emmu fatu”
“ e puru biddu cumpà...e già si 'idi...seddi ruiu
che zuddoni!”
“ eh,eh!!!!” se ne va borbottando l'uomo
Le donne si dividono a turno e vanno a mangiare. Tea è invitata
a recarsi nel primo turno.
La giovane si sente un po' stanca. Arrivata alla casetta del forno,
il padre , ziu Barori, le prepara una vecchia poltrona vicino al caminetto
, il suocero, ziu Minniu, le porta una coperta e gli altri fanno a
gara per servirla: lei attende il nuovo germoglio del vicinato.
Anche le anziane chiedono a Tea di riposare un pochino.
Arrivano i bambini da scuola, si sentono i loro passi veloci nonostante
la salita : “Currimmu !!!, chi fiacu beddhu....sò pronti
li cosi boni! Currimmu steddhi...”
Marieddu arriva per primo e si catapulta nella camera dove “lavorano
“ le donne
“ pronti so li cosi boni?” Chiede con un sorriso birichino,
il naso rosso come una ciliegia per la corsa nell'aria frizzantina
di Dicembre.
Zia Mia fingendo un volto serio: “ non so pronti, l'emmu ancora
d'incapà!”
“e candu l'incapeddhi?” chiede il ragazzino con il sorriso
spento
“ dumani mascitettu meu!”
“ dumaniii?” Marieddu per un attimo rimane deluso , poi
gli occhi gli brillano:
“ zia Mì, ma a me li cosi boni mi piacini mancari chena
incappà!”
Zia Mia sorride e spalancando le braccia: “ venite dentro bambini!!”
Tutti le saltano addosso con gridolini di gioia. La donna li porta
nella stanza dove ci sono i canestri con i dolci, ne prende uno piccolo
, già preparato in precedenza. Mette in mano a Marieddu il
canestro dicendogli : “andate tutti nella casetta del forno,
ci sono gli uomini che hanno apparecchiato per voi. Prima mangiate
il pranzo, dopo mentre farete i compiti potrete sgranocchiare i dolci.
Fate i bravi, noi dobbiamo continuare , non litigate e non fate chiasso
perchè c'è Tea che sta riposando. Lo sapete che aspetta
un pupeddu?”( un bambino)
“Emmu, zia Mì...aremmu a sta bonfiddholi, lu sapemmu
chi ha d'arrià lu pupeddhu di Tea, e poi fra pocu è
Nadali se non femmu bravi Gesù Bambino non ci arrica nienti!”
La donna li bacia sulla fronte come se fossero tutti i suoi nipoti
: “ andeti steddhi mei!” Emozionata , asciuga una lacrima
che le sale dal cuore per tutto quell'amore che riempie le giornate
del suo Autunno e degli anziani come lei.
E' sera i più giovani rientrano dalla campagna, dal pascolo.
Lungo la salita del rione Frutteto salgono lentamente i buoi di Baingeddhu,
l'ultimo carrulanti , trascinano il carro con le ceste dei carciofi
da distribuire nel vicinato.
Lungo il percorso ha raccolto “ li maniali – i braccianti“
dagli orti. Seduti sui bordi del carro parlano, raccontano anedotti
della giornata, cose accadute in paese o udite.
Baingeddu, figlio scapolo di zia Maltina e ziu Cashju è detto
anche “lu gazzettinu”perchè riporta chiacchiere
e pettegolezzi che ha udito dai maniali passandole per vere come un
giornalista del “Gazzzettino” alla radio.
Ognuno scende davanti alla porta della sua casa. “ a dumani
cumpà!” si salutano mentre la luna si solleva nel cielo.
Nel “rione frutteto” le donne hanno terminato i dolci
, sui letti delle camere di zia Mia vi sono grandi canestri coperti
da teli bianchi, tutto il rione è invaso dal profumo dei dolci
di Natale.
Le donne conoscendo l'orario del rientro dal lavoro di mariti e fratelli
avevano sospeso la preparazione dei dolci in tempo per rientrare a
casa, riattizzare il fuoco e preparare un pasto caldo per la propria
famiglia.
Prima di lasciare la casa di zia Mia si erano radunate attorno ai
canestri dei dolci per osservare soddisfate i capolavori.
Zia Maltina : “ candu lu 'icinu nosthru si boni ghià
non ci la faci njunu!”
“ eu non credu cummà! le fa eco zia Maddarena
“ dumani aremmu a incappà tuttu e dapoi ambarani li chjighjoni
a manu e la chita ch'entra lu pani!” ricorda Toa, tanto per
dire la sua
“ bè, tandu bonanotti e a dumani si vò Deu!!”
Tea vede andarle incontro “Pulighiteddu” e dietro di lui
Totoi. La giovane è felice quel giorno ha pienamente colto
il senso dell'amore scambievole nella grande famiglia del vicinato.
Nel cuore sente che per lei sarà Natale ogni giorno; inchinatasi
riceve e ricambia le coccole del cane, poi sollevati gli occhi verso
il marito prende la mano che lui le tende,
Non hanno bisogno di parlare anche perchè dietro loro sentono
dei colpetti di tosse che li avvertono che il vicinato vede e chiacchiera.
Entrati in casa si chiudono la porta alle spalle.
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