Si racconta che nel paese di Lodè abitasse un giudice molto
noto in tutto il circondario per la sua bravura e per la sua saggezza
nel dirimere particolari situazioni. Vicino al paese, da tantissimi
anni era stato dedicato un santuario a una santa, famoso in tutti
i paesi del circondario e durante la novena, tante persone si affollavano
attorno alle bancarelle per mangiare o fare degli acquisti.
C’erano i venditori di torrone di Tonara; camioncini dove vendevano
castagne e noccioline;
bancarelle dove erano esposti vestiti di ogni tipo; bancarelle dove
venivano esposti grossi contenitori di rame, campanacci in bronzo,
grandi e piccoli e tanti altri utensili usati in campagna; bancarelle
di giocattoli per i bambini ecc. Insomma era una piccola fiera delle
varietà, dove chi aveva soldi poteva comprare e portare a casa
tanti regali. Poco distante c’erano dei fuochi, dove alcune
persone arrostivano maialetti e agnelli, infilati in lunghi spiedoni
piantati in terra e poco più in là, alcuni pescatori
arrostivano su enormi graticole muggini e anguille. A uno di questi
ultimi venditori ambulanti si avvicinò un poveraccio. Non aveva
certamente dei soldi per potersi comprare carne o pesce, ma aveva
con sé un panino. Allungò il suo panino sopra lo spiedo
dove arrostiva un maialetto e lo impregnò con il fumo appetitoso
che ne usciva e se lo mangiò avidamente. Il cuciniere era una
persona molto burbera e quel giorno lo era ancora di più, in
quanto non aveva fatto molti affari, anche perché aveva gonfiato
il - Pagami quello che hai preso. –
- Veramente io non ho comprato niente! Ho preso solo il fumo! Disse
il poveretto timoroso. –
- E tu allora mi devi pagare il fumo! – rispose il cuciniere
incavolato. –
Intanto si erano radunati attorno a loro diversi curiosi, attirati
dalle loro urla, anche perché lasituazione era davvero comica,
ma stava degenerando. Il cuciniere infatti stava per mettere le mani
sul poveraccio, quando intervenne il priore della festa, il quale
preoccupato per il disordine che si stava creando, propone di propose
la disputa al giudice Musingallone, che era stato eletto anche come
sindaco del paese. Tra i curiosi c’era chi dava ragione a uno,
poiché anche il fumo doveva appartenere al padrone dell’arrosto
e chi all’altro, considerando che il fumo è come l’aria
e e quindi deve appartenere a tutti. Arrivati davanti al giudice,
accompagnati da un corteo di curiosi, che volevano sapere come sarebbe
andata a finire, si arrivò finalmente al giudizio.
- Il mendicante ha usufruito del fumo e questo è innegabile,
però non ha toccato l’arrosto e questo
può essere testimoniato anche dai presenti al fatto. –
Poi porgendo una monetina si rivolse al poveraccio e così sentenziò:
- Prendi questa moneta e sbattila per terra, in questo modo il suono
prodotto sarà sufficiente a pagare il fumo dell’arrosto.
–
Il mendicante se ne andò contento e il cuciniere rimase deluso
e più arrabbiato di prima, poiché quando tornò
a controllare l’arrosto si accorse che ormai era tutto bruciato.
La fama e la saggezza del giudice si diffusero in tutto il circondario
e quando c’erano delle dispute tra diverse fazioni, andavano
da lui, sicuri che il suo giudizio sarebbe stato giusto.
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