C’era una volta in un paese vicino, un principe. Si chiamava
Peppino ed abitava in un brutto e vecchio castello, non era ricco
e quindi doveva lavorare. Aveva una vecchia carretta che chiamava
Ape e con questa passava casa per casa a raccogliere i sacchetti
di spazzatura. Quando il cassone dell’ape, vecchia come lui,
era pieno andava in un posto nascosto e metteva sottoterra tutti
i sacchetti. Ben presto ce ne furono troppi e comincio’ a
bruciarli. Dal fuoco saliva un fumo nero che arrivava al cielo,
faceva tossire le persone, soprattutto i bambini, gli uccellini
non cinguettavano piu’ tossivano anche loro e non volavano
piu’ perché avevano le ali sporche di fuliggine, nei
campi non cresceva piu’ l’erba e neppure i fiori, e
poi…. l’odore …c’era sempre un brutto odore.
Nel cielo non si vedeva piu’ il sole né le stelle.
Ogni giorno quel fumo e quell’odore diventavano piu’
forti e cosi’ gli uccellini e gli altri animali che vivevano
in quei posti dove non cresceva piu’ l’ erba, i coniglietti,
le pecorelle, le lumachine, le formichine e tanti altri andarono
al castello dei maghi che si chiamava Municipio, per raccontare
loro che non potevano piu’ vivere e chiesero loro di aiutarli.
Solo i maialetti non andarono dai maghi perché, come sapete,
quelli di loro che non hanno una casa, mangiano proprio la spazzatura
e quindi erano amici del principe Peppino.
Il Capo maghi, Giorgino, decise di aiutare le persone, i bambini
e gli animaletti, e incarico’ il mago Chicchino di fare una
magia.
Il mago Chicchino con la sua bacchetta magica fece apparire moltissime
scatole di diversi colori, che regalo’ a ciascuna famiglia,
una verde, una marrone, una celeste.
Insegno’ le persone a mettere i rifiuti umidi nella scatola
marrone, il secco in quella verde, il vetro nella blu, nelle buste
la carta, e la plastica.
Mando’ poi in tutte le case, altri maghetti…Tonino,
Tore, Franco e tanti altri a svuotare le scatole quando erano piene.
I maghetti poi, portarono l’umido nei campi dove prima Peppino
bruciava la spazzatura e li’ pian piano ricomincio’
a crescere l’erbetta, perché l’umido concimava
la terra. Le lumachine ricominciarono a passeggiare, i coniglietti
a costruire le tane e le pecorelle a brucare quell’erbetta,
gli uccellini a cantare e volare leggeri, le formichine a trovare
il mangiare per l’inverno.
Con la plastica, non piu’ bruciata, i maghetti cominciarono
a costruire giocattoli che regalarono ai bambini piu’ poveri,
vendettero il vetro e costruirono un parco giochi, e con la carta
fecero dei libri di favole che regalarono alla fatina Giusy la libraia
per darli oggi voi. (in cambio di una monetina perché la
sua carrozza fatata è vecchia, non la revisionano piu’
e deve cambiarla).
Erano tutte belle favole, e in quelle favole il cielo divento’
di nuovo celeste e si vedeva il sole e le stelle, nell’aria
si sentiva di nuovo il profumo dei fiori, i bambini poterono di
nuovo uscire a giocare e correre nei prati.
Voi vorrete sapere che fine fece Peppino, Beh! Peppino ando’
in pensione, assieme ai maialetti suoi amici e a qualche altro maialone
che continuava a buttare i sacchetti per strada, l’Ape di
Peppino invece adesso la usano i maghetti di Giorgino per divertirsi
(facendo le impennate) quando passano davanti alle case di voi bambini.