A pochi chilometri dalla città c’era un’antica
chiesetta, orgoglio dei pochi abitanti del paese, meta di pellegrinaggio
in occasione dei festeggiamenti di una santa, molto cara non solo
ai residenti, ma anche ai paesi vicini e alla stessa città.
Una volta che la chiesa fu terminata, bisognava completare l’opera
addobbando il campanile, in quanto era muto. Il parroco del paese
vicino decise allora di dotare il campanile di una bella campana di
bronzo e per realizzare questo desiderio, chiese agli abitanti del
paesino e ai suoi parrocchiani di donare degli oggetti d’oro
e d’argento o delle monete in modo da raccogliere la somma necessaria
per acquistare una bella campana. Coloro che facevano la questua ricevettero
molti oggetti d’oro: anelli, collane, spilloni, rosari e tantissime
monete. I pastori che non avevano soldi donarono volentieri chi una
pecora, chi un agnello; un grosso allevatore donò addirittura
un vitello e, con il ricavato della vendita degli animali, si riuscì
ad arrivare alla somma preventivata per l’acquisto della campana.
Una povera vedova consegnò timidamente un anellino di rame,
ma era tutto quello che di prezioso c’era nella sua casa. Il
parroco prese l’anellino e con modi sgarbati allontanò
la vecchia e lanciò l’anellino nel cortile della canonica,
dicendo:
- Cosa farà mai un anellino di rame così piccolo e così
leggero!?
Mesi dopo arrivò la campana dal continente, ora bisognava portarla
su nel campanile e predisporre per l’inaugurazione della chiesa.
Finalmente arrivò il giorno tanto atteso. I fedeli erano giunti
dal paese vicino e dalla città. Tutti erano felici e contenti
e pregustavano già il ricco spuntino a base di carne arrosto,
che ci sarebbe stato dopo la celebrazione della messa. Alla cerimonia
erano presenti, oltre al parroco, anche i canonici della cattedrale
e il vescovo in persona, accompagnato da un codazzo di chierichetti.
Fu il parroco stesso ad avere l’onore di dare il primo rintocco
della nuova campana. Ma il suono che ne uscì assomigliava più
a un miagolio di un gatto terrorizzato che al suono melodioso di una
campana e oltretutto riuscirono a sentirlo solo le persone sotto il
campanile. Intervenne un fabbro e quelli che avevano a che fare con
i metalli, ma nessuno riusciva a spiegare il motivo della campana
muta e con quel suono lamentoso. L’inaugurazione della chiesa
venne fatta ugualmente, ma la gente aveva perso il buon umore e nel
giro di poche ore erano andati via tutti quanti nelle loro case. La
notte il parroco non riuscì a dormire, aveva gli incubi. Sognava
che la vecchia lo rincorresse con uno spiedo in mano e volesse che
le fosse restituito l’anellino di rame. L’indomani si
recò di buon’ora in cattedrale e raccontò al vescovo
quello che aveva sognato e confessò di aver rifiutato l’offerta
della povera vedova. Il giorno stesso il vescovo e tutti i canonici
andarono, insieme al parroco del paese, alla ricerca dell’anellino
di rame donato dalla povera vecchia. Quando finalmente lo trovarono
nel cortile della canonica, il vescovo fece rifondere la campana,
aggiungendo anche l’anellino di rame della vedova. Il mese successivo
il vescovo inaugurò la nuova campana davanti a tutto il paese
e ai fedeli venuti dal paese di Orune. Quale fu la meraviglia e la
gioia di tutti, quando il vescovo stesso fece rintoccare la campana,
il suo suono riempì l’aria con una melodia mai sentita
prima di allora. E che potenza!
L’eco dei rintocchi si sentiva in tutta la vallata di Marreri
e arrivava alla stessa città di Nuoro.
|