Passeggiando per le vie de Casteddu ‘e susu

di Ida Patta


Erano i primi anni che venni ad abitare a Cagliari, se non ricordo male intorno al 1993. Affascinata dalle viuzze di castello venni attratta da una tavoletta sopra una porta vecchia, chiusa da anni, con un disegno sbiadito dal tempo. E mentre mi stavo scervellando cosa potesse significare, passò un vecchio signore col cappello a cilindro sorretto da un bastone, si fermò e mi disse: “non riuscirà mai a capire cosa c’era disegnato su quella vecchia tavoletta, c’è da gli anni trenta e io lo ricordo bene. Se guarda attentamente s’intravede parte del disegno che raffigurava una gabbia aperta con un uccello che fugge per guadagnarsi la libertà. Era un rebus che indicava il nome del titolare della bottega che si chiamava Liberato Pilloni.” Continuava: “questa era la via degli artigiani e tutti i titolare della bottega si erano inventati un rebus per stuzzicare il cervello. Gli altri rebus non li ricordo più, ma prima dell’ultima guerra, c’era su ferreri il fabbro, su sabatèri il calzolaio, su maistu de linna il falegname, su seddaiu, il sellaio e tanti altri. Liberato Pilloni lo ricordo lucidamente perché aveva su ziléri e quando è morto la bottega rimase chiusa. Ora sono morti tutti e in quei locali c’è altro. In su zileri di Liberato, la sera si riunivano artigiani e artisti e ci andavo anch’io perché abitavo qui vicino. Da lui era tutto uno spasso: un boccale di vino buono e pisci a colletu cun lardu, fave lesse con la cotenna di maiale, allegri e spensierati cantavamo sino al mattino”.
Un po’ in cagliaritano e un po’ in italiano mi disse: “se potessero parlare queste mura, quante storie racconterebbero” Io di storie ne so tante, purtroppo non ci vedo più per poterle scrivere e se non ha fretta le racconto Mustazzu Nieddu». Curiosa come sempre gli risposi: sono a Cagliari da poco tempo e mi interessa sapere tutto di questa meravigliosa città.
Seduti su una panchina la storia di Mustazzu Nieddu la trovai molto interessante. Iniziava dicendo: “Il tempo era sconvolto dalla guerra, nelle città la fame aveva colpito anche i ricchi. L’uomo “sveglio” per campare si era inventato di tutto, anche imbrogliando. Adesso, queste storie le racconto sorridendo, allora c’era solo da piangere. A Cagliari, i ricchi avevano soldi e non avevano pane, mentre contadini e pastori avevano ogni grazia di Dio. Quando iniziarono i bombardamenti, i cagliaritani sfollarono nei paesi e loro li salvarono dividendo quanto avevano anche senza chiedere niente in cambio e i superbi cagliaritani, pieni di boria, dovettero abbassare la cresta.
Mustazzu Nieddu, cagliaritano, abitava in una casetta vecchia, pieno d’astuzia per campare e accumulare soldi si era inventato il mestiere di mago indovino. Con una palla di vetro e un mazzo di carte imbrogliava la povera gente che andava da lui per avere notizie di soldati partiti per la guerra che non davano notizie da tempo. Chi non aveva soldi lo pagava con biancheria da corredo e gioielli che poi lui vendeva al mercato nero. Tra la stanzetta d’attesa e la stanza in cui riceveva le clienti, c’era un muro divisorio dove lui aveva fatto un buco nascosto per ascoltare quanto la moglie e le figlie, fingendosi anche loro clienti afflitte, con l’astuzia estrapolavano informazioni utili al marito. Lui, avendo sentito tutto dava notizie convincenti di mariti, figli e fidanzati. Andavano da tutte le parti della Sardegna, perché nel giro di poco tempo si era fatto una grande fama. Dopo circa un anno comprò una casa con una sala più spaziosa per ricevere i tanti clienti che prima dovevano attendere in strada.
Visto che la guerra si protraeva e molti nostri soldati erano stati mandati in Siberia, le notizie arrivavano a singhiozzo, lui, conoscendo di ogni soldato, passato e presente, il futuro lo inventava lui e quando due soldati feriti tornano a casa, per ironia della sorte, Mustazzu Nieddu lo aveva predetto, da allora, la sua credibilità divenne ancora più famosa guadagnando più di un avvocato. Menzionato come un santo, pensavano fosse un prescelto da Dio. Soldati da mesi senza dare notizie, lui li vedeva ancora vivi attraverso la palla di vetro che teneva su un piccolo tavolo. Nell’arco di poco tempo, Mustazzu Nieddu comprò anche un cavallo e il calesse per spostarsi con la sua famiglia da Cagliari e dintorni. Vestito da gran signore, con l’orologio e catena d’argento che gli pendeva dal gilè, barba e baffi all’Umberto, si dava arie da barone. Moglie e figlie col capello da modista, passeggiando in calessina, pretendevano la reverenza come fossero regine.
Onofria Corriolu, una ragazza del campidano, povera e ingenua, per avere notizie del fidanzato richiamato in guerra era sempre da lui. Lui per farla contenta le dava notizie buone ma false. Per assicurarla che il fidanzato era ancora vivo, dacché lei non lo sentiva da un anno, con la luce di una candela, formulando delle preghiere segrete, chiamava il fidanzato e lui appariva vestito da soldato attraverso la palla di vetro e lei se ne andava felice e contenta. Non avendo soldi per pagargli l’onorario...Onofria Corriolu lo pagava con lenzuola, tovaglie, collane d’argento e d’oro, rubate in casa di una contessa sfollata, dove lei era a servizio e teneva la chiave.
Per sapere dal suo divino protettore, la sorte dei soldati, aveva chiesto di tutti la fotografia e non si sa con quale marchingegno riuscisse a farli apparire attraverso la palla di vetro.

Quando arrivò la notizia del fidanzato morto in Siberia, Onofria capì la tresca, lo denunciò e Mustazzu Nieddu, moglie e figlie vennero arrestati.
Rovistando a fondo nella casa, gli inquirenti trovarono gioielli e altre cose di valore in un buco nel muro nascosto da un quadro. I gioielli vennero resi alla contessa e venne arrestata anche Onofria che rimase senza lavoro e senza fidanzato.
Dopo tanti anni Mustazzu Nieddu, moglie e figlie uscirono dal carcere, i soldi che avevano nascosto nel tetto li trovarono mangiati dai topi.
Mustazzu Nieddu, ritornato povero pensava ancora come guadagnare soldi facili…!

La mattinata, ascoltando questo racconto passò in un baleno e la figura di quel vecchio e distinto signore, col capello a cilindro mi rimase impressa. Cercai ancora d’incontrarlo, non lo trovai più e anche lui portò con se le altre storie che avrebbe voluto raccontarmi. Da allora son passati tanti anni e può darsi che qualche vecchio di Cagliari ricordi ancora il signore col capello a cilindro e sappia la storia di Mustazzu Nieddu

Il nome di Mustazzu Nieddu è inventato da me, ma la storia è vera.
Purtroppo La mamma di Mustazzu Nieddu è sempre in cinta…!

 

COSTANTINO LONGU FRANCESCHINO SATTA POESIAS SARDAS CONTOS POESIE IN LINGUA ITALIANA

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