Mario Becciu, il poeta
del canto mariano “Sa Mama 'e su Nie” e della silloge
“Passos de sa vida”
Il canto religioso nella
tradizione sarda in limba è una straordinaria espressione
di fede e ricchezza lirica; la grande varietà dei canti attingono
al genuino patrimonio poetico e spesso scandiscono la vita religiosa
e la ritualità liturgica delle diverse comunità locali.
E proprio il canto “Sa Mama 'e su Nie”, scritto in onore
della Madonna della Neve, venerata nel santuario campestre di Luche,
in territorio di Illorai, è canto della quotidianità
religiosa in Goceano e nel Logudoro. Il testo mariano (In s'oriente
bi naschet su sole,/ in su bisonzu ricurro a tie./ S'immensa bontade
ch'as tue consolet/ in custa terra donzi essere umanu./ Azudanos
tue o Mama'e su Nie,/ Divina reina de su Goceanu./...) è
del poeta Mario Becciu, musicato da Francesco Pala e portato a grande
notorietà con l'interpretazione del Duo Puggioni.
Il poeta bonese Mario Becciu, nato nel comune goceanino il 27 settembre
1944, da fautore convinto della poesia in rima e a conferma della
sua grande passione verso gli aedi estemporanei e per i metri della
tradizione sarda, pubblica nel 1997, con il commento di originali
disegni dell'artista Gavino Cannoni, la silloge Passos de sa vida
(Edizioni Il Torchietto,Ozieri); una pregevole raccolta in cui include
anche delle profonde e robuste liriche a versi liberi e rivolge
l'attenzione compositiva sia verso il canto a ballo che per quello
a chitarra, con musicali mutos e testi che esaltano i Canti in Re
e alla Nuoresa. I versi sono attraversati da ammentos, che riportano
all'infanzia e alla vita di rapporto tra amici e paesani; da un
radicato dolore per la perdita giovanile del fratello e la scomparsa
dei genitori; dall'esperienza dell'emigrazione e da quel senso profondo
di dignità, sociale e umana, che deriva dal coltivo e impegno
nel lavoro. In tutti i versi traspare un tenero e incondizionato
amore verso l'Isola, con l'auspicato progresso da costruire nel
segno identitario e valorizzando le diverse risorse naturali e culturali.
Dalle composizioni del Becciu si ricava quindi un quadro reale della
Sardegna post anni Sessanta, plasmata nel sentire umano e comunitario
ma con radici nel persistente e continuo patire e soffrire; i versi
narrano di contadini, pastori, emigranti e l'illusorietà
dell'industrializzazione petrolchimica che realizza un progetto
coloniale e di annientamento delle tradizionali attività
dell'Isola.
Michele Pinna, nella presentazione del volume, analizza i diversi
aspetti dei contenuti lirici, cogliendo “un profondo sentimento
religioso, che caratterizza la poesia di Mario Becciu, nutrendola
e dandole forza, incutendo speranza in chi legge. Una religiosità
laica, umana. Di umanità sofferente, che viene da lontano
e che guarda lontano, senza trascurare il presente”.
Mario è il terzo dei dodici figli di Giovanni Michele e Giovannina
Fois, frequenta l'Avviamento Agrario e lavora fin da giovanissimo
sia in campagna che nel settore edile. Dopo il servizio militare
emigra in Lombardia, a Milano, dal 1967 al 1971. Rientrato in Sardegna
s'impegna in diverse attività lavorative e coltiva con grande
riservatezza la scrittura poetica. Scompare ancora giovane, pochi
anni dopo la pubblicazione della sua opera prima. (C.P.)