Mi
chiamo Giovanni Bellisai, noto Gianni. Firmo i miei lavori con lo
pseudonimo Gianni Angela Angius, per ricordare mia madre Angela
Angius, morta per malasanità il 07.aprile.1962, all’età
di trentaquattro anni. Vivo a Selargius, dove sono nato il 20.giugno.1947.
Mio babbo era un operaio edile e mia madre casalinga. Ho conseguito
il diploma di perito industriale capotecnico sezione elettrotecnica
all’Istituto Tecnico Industriale Statale “Dionigi Scano”
di Cagliari nel 1966. Mi sarebbe piaciuto insegnare e invece ho
guidato i treni delle Ferrovie dello Stato per 26 anni, in forza
al deposito locomotive di Cagliari. Sono in pensione dal 1995 a
causa della riduzione drastica del trasporto su rotaia di merci
e viaggiatori in tutta la Sardegna.
Da studente di scuola media inferiore per me scrivere in prosa era
una tortura, sia per la poca dimestichezza con la lingua italiana,
che per la totale carenza di idee sui temi proposti dai professori.
Ho imparato a scrivere e a sviluppare meglio le mie idee in seconda
o terza industriale.
Oggi non disdegno affatto raccontare, scrivere romanzi o commedie,
in lingua sarda campidanese o in lingua italiana. All’inizio
solo in lingua italiana, poi nella lingua sarda parlata e infine
in quella scritta, dopo lunghi anni di studi che non finiscono mai
e con le difficoltà dovute al fatto che una lingua sarda
scritta non è mai esistita! Soprattutto torno alla madre
lingua sarda ogni volta che penso in sardo, perché credo
che nessun’altra lingua possa in quel flash esprimere meglio
il mio pensiero!
Non cerco però tradizioni poetiche sarde, campidanesi o logudoresi
che esse siano, ma solo una lingua sarda che mi permetta di esprimere
ciò che sento come una qualsiasi altra lingua, come quando
mi esprimo in lingua italiana o come di sicuro, per fare un esempio,
mi esprimerei, se ne fossi capace, in lingua inglese! Così
come non scrivo commedie “sarde”, ma commedie in lingua
sarda!
Al pubblico e ai concorsi, sono arrivato tardi: nel 2007, partecipando
al concorso di Tonara, “Pro custa terra rosas e beranos”
intitolato a Peppino Mereu, con una poesia, a loro dire, bella,
ma non premiata..
Dal giorno ho recitato varie volte in pubblico: in tre recital organizzati
da un’associazione selargina, nei recital di “Impari
po imparai” a Quartucciu, in un recital mio personale nel
centro di aggregazione sociale a Selargius con una discreta partecipazione
di pubblico e ogni volta che capita di poter proporre qualche mia
poesia a spettatori occasionali. Insomma visti i tempi duri per
la poesia, non mi lamento, anche se..
In poesia: una menzione a Pirri con la poesia “Che abi succiat
s’idea” (anno 2008); quattro segnalazioni rispettivamente
a Oschiri 2008 (Lampu impressiu), a Brescia 2008 (Pellegrinu de
su mundu), a Orani 2010 (Ma ita scis?), A Selargius 2012 (Annus
e obbilus) e infine, traguardo ormai insperato, questo primo posto
nel concorso di Viniscola con la poesia “A s’annu benit
sabudu una dì..”
Altre poesie avrebbero forse meritato qualcosa di più del
nulla, ma questo è il mare e questa è la mia barca..
con l’ulteriore diatriba cultura e limba logudorose contro
cultura e lingua campidanese..
Deo so.. campidanesu.. ita mali ‘nc’est?
Nella prosa invece in questi pochi anni ho conseguito i seguenti
premi:
Una menzione per la commedia breve “Sa bisita oculistica”
nel concorso Adelaide di Torres- Burgos 2010;
menzioni per racconti a Quartu Sant’Elena “S’accademia
sarda” 2010 “Sa storia de ziedda Chiarina”; Bonorva
2009/2010 “Su postu de Noè”; Cagliari Si risveglia
2010 “C’era una volta un uomo fattosi..gallina”;
Ittiri 2011 “Poldu e Pepeddu.. filosofus” e infine due
secondi posti:
A San Sperate 2010 con il racconto “Fulanu” e a Paulilatino/Pabariu
2010 col racconto “S’omini, su circulu e sa roda”
Per capire meglio la mia opera complessiva è utile sapere
che sono un laico, non immune dalle domande che la bellezza del
creato pone, anche se comunque ho le mie risposte, pur essendo chiaro
che esse non chiariscono affatto millenarie interrogazioni di filosofi
ancora in essere..
Sui miei lavori non ancora “pubblici”, soprattutto per
la mancanza di un legame tra artisti, tra artisti e editori, tra
compagnie e autori di commedie, in una città priva di un
qualsiasi movimento culturale, posso dire di aver scritto tra tante
altre cose un romanzo il lingua italiana “Commissario ci segua..”(
in attesa di “giudizio critico..”) e una commedia in
campidanese “Sa morti de Maureddu Tialla” letta con
giudizio positivo a un pubblico di amici, ma priva di.. compagnia,
più altri lavori, che, privi di editore e di pubblico, fanno..
cassetto!