Salvatore Corveddu
Salvatore
Corveddu “Grolle” (Nughedu S. Nicolò 1897 –
1986) è stato uno dei grandi aedi che, interpretando e vestendo
la sua stessa esistenza con il ricamo dei versi, ha contribuito
a rendere il Novecento sardo un secolo d'oro luminoso per la poesia
e per la limba. Verso questo compaesano poeta, così è
stato anche per Cicito Masala, Forico Sechi, Nigola Pala e tanti
altri, il centro del Monteacuto ha avuto e dimostrato un particolare
affetto, coltivandone spirito culturale e memoria poetica. Dalla
lettura dei suoi profondi versi emerge il legame e senso d'amore
genuino all'universo paese e tutti i sogni e desideri di uomo e
poeta mai realizzati. E proprio nella presentazione della sua pubblicazione
“A s'alza e fala” del 1981, definisce chiaramente il
suo vivere e concetto esistenziale e di umanità: “unu
passadu intrizzidu de illusiones e subratottu de delusiones; e puru
has'a cumprender chi non senza motivu hapo piantu sas memorias mias
pius caras e chi non so istadu nemmancu indifferente 'e sas isventuras
e tribulias anzenas”. |
COSTANTINO LONGU FRANCESCHINO SATTA POESIE IN LINGUA ITALIANA
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