Nino Demurtas

Nino Demurtas (Tonara 1933 – Milano 2004) ha praticato la poesia fin dalla giovane età e da amantiosu del verso ne aveva coltivato i vari metri fino a sperimentare, con successo ed originalità, i componimenti a versi liberi. A conferma della buona qualità lirica e di contenuti conseguì importanti riconoscimenti in svariati concorsi letterari. Per Nino, l’immediata e innata capacità di far poesia si esaltava nel prediletto schema del sonetto, genere metrico in endecasillabo che ha caratterizzato anche la grande poesia italiana fin dalle sue origini. E proprio con gli accenti e sonorità del sonetto concepì la raccolta Rughes e consolos (TAS-Tipografi Associati, Sasssari, 2000); opera che lo consacrò allo straordinario ruolo di “intellettuale” dei sentimenti e del quotidiano nell’amore per la propria terra e radice. Postuma è invece la raccolta Amiga Poesia (Condaghes, Cagliari, 2014), curata da Renato Poddie, che nella prefazione sottolinea la potenzialità di “versi pieni di freschezza e modernità”, in cui si specchiano “aspetti importanti della vita culturale e sociale della Sardegna degli ultimi cinquant’anni del ‘900”. Nino Demurtas, dopo alterne esperienze lavorative giovanili a Nuoro, valuta l’opportunità di emigrare. Si trasferisce a Milano dove si occupa inizialmente della gestione di una cooperativa ed è poi impiegato per un consorzio di banche, prima della definitiva e stabile occupazione lavorativa alla SISAL. Subito si attiva nel sociale e nell’impegno al Centro Sociale Culturale Sardo di Milano, dove idea e istituisce, nel 1989, il Concorso Internazionale di poesia in lingua sarda: il primo del genere nato fuori dall’isola. Attraverso i suoi molteplici componimenti, e principalmente nella raccolta dei sonetti, affiorano prepotentemente gli affetti e valori familiari; il flusso musicale dei ricordi, in versi ricchi di pathos, alimenta una poetica che si nutre degli elementi della natura dove “sos logos” assurgono a rappresentazione emblematica della terra sarda. Le personali esperienze dell’emigrazione e della malattia si concretizzano in versi di profonda riflessione e rivelano, in modo diretto e colloquiale, i tanti ed esistenziali sofferti momenti del vivere. Salvatore Tola, da curatore e prefatore della prima pubblicazione del poeta tonarese, sottolineava anche l’aspetto morale della poetica, e scriveva: “Non poteva mancare in un poeta sardo il tema morale, su come cioè si debba vivere e rapportarsi con gli altri, (…) un’esperienza che cresce d’importanza con l’emigrazione, quando si deve dimostrare se si è capaci di tener fede a quei princìpi a contatto con costumi e mentalità diversi”. (C.P.)

  1. Bene bennidos
  2. Vida 'e pastores

CONTOS

COSTANTINO LONGU    FRANCESCHINO SATTA    POESIE IN LINGUA ITALIANA

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