Pasquale Ciboddo
Pasquale Ciboddo, nato a Tempio nel 1936, è tuttora legato alla sua campagna gallurese de l’Altura e alla proprietà familiare dove, conciliando il lavoro di insegnante e l’attività lirica-letteraria, ha sempre svolto le più svariate mansioni da coltivatore e allevatore con competenza e passione. Le sue raccolte liriche sono un palpito sublime di alta poesia, in cui si riassapora un sentimento di sofferenza e senso di malinconia per il mondo unico di li stazzi. Il ricordo è nostalgico, e spesso di vivo rimpianto, per i trascorsi anni che sono profondamente radicati nell’affetto dei ricordi e dei costumi, morali ed esistenziali, di una tradizione e condizione di vita ormai lontana. La vita degli stazzi diventa, per il maturo poeta, oggetto di storia identitaria e di valori della solidarietà comunitaria; i versi armoniosi, di vigore essenziale, fissano il tempo passato con intensità e densità di significati e di esperienze. Ciboddo è autore di grande capacità, di inesauribile lirismo e forza evocativa nel “lavorare” la parola poetica con la filosofia vitale appresa “alla scuola della campagna di li stazzi gaddhuresi”, che alimenta di valori culturali ed umani indelebili; la memoria rurale e la sua magica atmosfera, le genti e i luoghi, vissuti nei contatti giovanili ed operosi del poeta, sono traccia viva e simbolica presenza nei suoi versi: mappa testimoniale fatta di sentimenti, di località e momenti dell’anima cresciuti a tesoro di memoria. La poesia ha spesso lo splendore di una voce ricca d’intimo lirismo e dell’abbaglio spietato del realismo, che rivela la complessa personalità e l’intensa vita di questo grande poeta conoscitore degli stazzi di Gallura, e in particolare dell’Altura, da cui “ha trasposto nella sua scrittura tutta l’essenza contenuta nella memoria di quei luoghi”. La sua ampia produzione poetica, come sottolineato da critici come Ferruccio Monterosso, Antonio Piromalli, Leonardo Sole, Giulio Cossu e Franco Fresi, lo colloca tra i rinomati cantori dell’identità tradizionale della Gallura; attenzione critica che, alcuni anni fa, aveva paventato la possibilità di una segnalazione al Nobel per il rappresentativo autore di Tempio. Il poeta ha coscienza del suo stretto legame al territorio della Gallura, e ciò gli permette di coltivare il sentiero della valorizzazione lirica della sua identità individuale e collettiva che è nella memoria: patrimonio di cultura materiale e immateriale. I luoghi poetici di Ciboddo, sotto il segno dominante degli stazzi, sono ambienti di incontri e convivialità antica, di rapporti di amicizia e di condivisione umana e sociale dove la sacralità della parola, plasmata in poesia, si inserisce per esaltarne valori e proporre messaggi di pace e di civiltà. Il consolidato ruolo poetico del nostro autore, già vincitore de premio “Ozieri” con il componimento Di tandu, è certamente da registrare come voce schietta di originale vena per rappresentare tutto il territorio della Gallura. In altra occasione avevamo definito Pasquale Ciboddo “testimone e voce delle consuetudini della civiltà degli stazzi”. Oltre alle numerose pubblicazioni bilingue, in versi e in prosa, ha curato studi sui preziosi e saggi detti popolari e l’importante “Dizionario fondamentale gallurese-italiano”.(C.P.) |
COSTANTINO LONGU FRANCESCHINO SATTA POESIE IN LINGUA ITALIANA
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