Don
Giovanni Maria Dettori, un uomo di cultura tra poesia e attività
pastorale
La parola poesia, originata dal verbo greco che significa “fare”
e “creare”, ha in sé un profondo valore di creazione
artistica dal carattere sacro; infatti nell’antichità
rappresentava uno strumento di contatto – attraverso le preghiere,
i responsi degli oracoli e i versi dei riti religiosi – tra
gli uomini e le divinità. Nel linguaggio evoluto della poesia
il significante (suono) diventa significato e senso. Tutto ciò
non poteva che conquistare una personalità intellettuale di
sacerdote come Don Giovanni Maria (noto Giommaria) Dettori, che nella
sua vita ha privilegiato l’espressione poetica come coltivo
personale e di studio-ricerca.
Don Giommaria, ricordato ai posteri come “Uomo di cultura e
poeta”, era nativo di Siligo. La sua formazione religiosa era
stata maturata ed alimentata con gli studi nel Seminario Turritano
Tridentino di Sassari e nel Pontificio Seminario Regionale di Cuglieri.
Ordinato sacerdote ad Ossi nel 1943 (la città di “Sassari
era ‘interdetta’ causa bombardamenti”), prestò
inizialmente il suo servizio a Mores, quale vice parroco. Nominato
vicario di Chiaramonti nel 1951, vi svolse continuativamente opera
apostolica fino al 1983. Dopo aver conseguito il titolo di monsignore
è promosso alla Rettorìa di Ploaghe (parrocchiale di
San Pietro); vi esercita per meno di tre anni. Scompare nel giugno
del 1986.
Attivo collaboratore della rivista S’Ischiglia, fondata e diretta
dal bonorvese Anzelu Dettori, scrive su Libertà e La Nuova
Sardegna. Frequenti e notevoli i riconoscimenti che consegue, specie
tra gli anni ’60 e ’80, in numerosi premi di poesia; tra
gli altri all’Ozieri e all’Accademia de “I 500”
di Roma. Diverse liriche di Don Giommaria figurano in importanti antologie
poetiche, ma tantissime ancora le composizioni inedite che meriterebbero
la pubblicazione e la diffusione tra i cultori della poesia sarda.
Preziosa la biografia e raccolta poetica, curata e pubblicata da Don
Dettori nel 1983, dei versi del grande poeta estemporaneo silighese
Gavinu Contene. (Cristoforo
Puddu)
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