ANTONIO
NIEDDU è nato a Villanova Monteleone (SS) il 5 Febbraio 1928.
E’ il quarto dei figli de “su poeta mannu Bucianu Nieddu”
e quando il poeta morì aveva poco più di un anno.
Quindi da bambino dovette subire, come i suoi fratelli, i disagi
di un orfano in tenera età in quanto anche la madre seguì
il marito tre anni dopo.
A nove anni fu servo-pastore a Monte Ruju, per approdare dopo qualche
anno alla tenuta di Monte Minerva.
Antonio ha ereditato parecchio della vena poetica del padre e già
da ragazzo si dedicava ad “improvvisare” tanto che,
all’età di sedici anni, si esibì sul palco in
una gara a Montresta dove cantò anche una “moda”
in onore della Madonna di Bonaria per la quale si facevano i festeggiamenti.
Era cosi forte in lui la passione per la poesia che già da
allora faceva di tutto per recarsi, anche di nascosto del “padrone”,
in paese e in quelli vicini per assistere alle gare di poesia estemporanea,
tanto che ancora ricorda di aver assistito a delle gare disputate
dai poeti: Antoni Cubeddu, Antoni Farina, Antoni Andria Cucca, Barore
Testone, Barore Tucone, Barore Sassu e naturalmente il paesano Remundu
Piras al quale in sua memoria ha dedicato alcuni canti presenti
in questa raccolta.
Poi le circostanze della vita lo portarono all’età
di diciotto anni ad emigrare, clandestinamente, in Francia dove
rimase per circa trent’anni.
Lì conobbe una ragazza, Annetta, di Silanus la quale si trovava
in visita da alcuni parenti che divenne sua moglie e le diede anche
tre figli.
Ritornato in Patria si stabilì ad Alghero dove tuttora risiede
diventando nel frattempo anche nonno.
La passione per la poesia non lo aveva però abbandonato e
ricominciò a comporre versi partecipando anche ad alcuni
concorsi ottenendo dei risultati lusinghieri. E non disdegnava di
improvvisare anche, se invitato a salire sul palco, mentre assisteva
a qualche gara poetica.
A mio modo di vedere nelle sue opere, anche quando parla del quotidiano,
sono presenti principalmente due punti: “la ricerca e la memoria”
ed è quello che ci ha dato lo spunto per il titolo della
raccolta cioè: “Istigas e Ammentos”.
Nelle sue opere infatti troviamo quasi sempre un richiamo ad un
futuro migliore ma senza abbandonare quello che la poesia è
stata in Sardegna: dalla cultura contadina ai tempi nostri; non
per niente troviamo nella forma, come pure nella metrica, tutte
le varianti dei componenti da quelli di: 3/ 4 / 6 / 7 / 8 / 9 /
11 / e 14 versi, questi ultimi “i sonetti”, per arrivare
poi a sas “modas”; dal “càntigu sardu antigu”
a su “ trintasese”, su “bàtoldighi torradu”
e i su “ses revessu” quest’ultima variante molto
usata dal grande Raimondo Piras.
Cosi pure nella metrica sono presenti tutte le varianti infatti
troviamo poesie con versi di 4 sillabe (quaternario) come pure quelle
a 5 sillabe (quinario) a 6 e a 7 (senario e settenario) nonché
(ottonario novenario e decasillabo) anche se il predominante è
l’endecasillabo. Quello che non sopporta e che non ha mai
voluto sperimentare è il comporre versi senza rima come invece
oggi sembra sia di moda.
Ora, data l’età, esce poco se non accompagnato, e le
gare che riesce a seguire, sempre con grande interesse e passione,
sono quelle registrate che cerca di procurarsi tramite amici e se
qualcuno le chiede un giudizio sui poeti improvvisatori di oggi
risponde solo: “ringraziamo il cielo che ancora ce ne stanno
e auguriamoci che sempre ce ne siano”.
Lapidario nel dare risposte e giudizi, data la modestia che lo distingue,
alle insistenze mie e di amici a rendere pubbliche le sue opere
dice sempre: “queste mie poesie possono interessare solo parenti
ed amici e questi possono averle senza andare in libreria”.
A mio giudizio, invece, come pure a giudizio di quanti conoscono
lui e alcune delle sue opere, questa raccolta può interessare
molti intenditori nonché semplici appassionati, e sono tanti,
“de sa sarda poesia”.
Quest’anno abbiamo festeggiato le sue Nozze d’Oro e
per l’occasione le ho fatto omaggio di questa raccolta. Sorpresa
a parte, ne è rimasto abbastanza contento e sono riuscito
a convincerlo, almeno, a stamparne alcune copie da inviare a dei
“Centri di Promozione di Cultura Sarda”, pur che a titolo
gratuito.
Per quel che riguarda l’impaginazione abbiamo seguito, d’accordo
con l’autore, la linea cronologica seguendo così il
periodo in cui le poesie sono state composte anziché raggrupparle
in argomenti o nella forma, ad eccezione delle “modas”
delle quali, pur seguendone la cronologia, si è voluto evidenziare
le sue varianti.
Per il resto sarà il lettore, il quale oltre ad avere la
passione per la cultura sarda e in particolare per la poesia è
senz’altro un intenditore, a farsi un’idea e dare poi
un giudizio.
Sebastiano Nieddu (da "Istigas e Ammentos" - Alghero,
il 16 Settembre 2015)