Salvatore (Bore) Poddighe
Bore Poddighe (Sassari, 6 gennaio 1871 – Iglesias, 14 novembre 1938) è stato consegnato alla memoria popolare, e collocato tra i grandi poeti sardi, per la nota opera “Sa Mundana Cummedia”. Lo scritto poetico, di vigorosa denuncia sociale e di acceso anticlericalismo, era stato pubblicato tra gli anni 1917 e 1922. Successivamente il questore di Cagliari – siamo nell’anno 1935 e dunque in pieno regime fascista – censura e vieta la diffusione del poemetto perché “… in dialetto sardo ed incitante all’odio di classe e al vilipendio della religione e dei suoi ministri”, dando inoltre “disposizione al commissario di Iglesias perché sequestrasse tutte le copie ancora in vendita e trasmettesse in visione tutti gli altri opuscoli di produzione di Poddighe”. Ma tante altre composizioni, oltre Sa Cummedia, meritano di essere apprezzate e divulgate perché permettono di conoscere più profondamente un discusso autore e il suo mondo di idealità e sentimenti, esaltandone l’innato valore poetico. Paolo Pillonca, che anni fa curò il volume Cantones per la Collana Sa Musa edito da Domus de Janas, scrive di tiu Bore come di un poeta e “òmine chi cheriat dare imparos virtudosos a sa zente sarda”; frutto certamente di una forte esperienza maturata sul campo del lavoro e per la sensibilità verso una politica sociale di giustizia. Bore, figlio dei dualchesi Filomena Piras e Bachisio Poddighe, nacque casualmente a Sassari e tornò nel piccolo centro del Màrghine pochi giorni dopo, vivendovi fino ai 18 anni. Alla ricerca di un lavoro stabile si trasferisce ad Iglesias e trova lavoro come minatore nei pozzi di Monteponi e San Giovanni. Nell’Iglesiente vivono e lavorano anche i poeti Sebastiano Moretti di Tresnuraghes, Pietro Caria di Macomer, Antonio Bachisio Denti di Ottana, a cui lo lega la comune passione e una profonda amicizia. Nel 1900 si unisce in matrimonio con Maria Zuddas di Sardara, che tra il 1901 e il 1917 gli diede sei figli (Virgilio, Erminia, Laura, Giuditta, Rinaldo e Bachisio). Nel 1910 emigra a Torino, ma il soggiorno piemontese è breve; problemi di salute della moglie, che mal sopporta il clima della città, lo fanno ristabilire definitivamente ad Iglesias. A seguito della scomparsa degli amici poeti (Moretti nel 1932 e Caria nel 1934) e per le sofferenze e noie relative al sequestro dell’opera Sa Mundana Cummedia, il poeta di Dualchi cede ad una forte e grave depressione che nel novembre 1938 lo porterà al suicidio. (C.P.) |
COSTANTINO LONGU FRANCESCHINO SATTA POESIE IN LINGUA ITALIANA
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